Nord e Sud - anno XI - n. 59 - novembre 1964

.... · I centri d.el potere del sistema delle società per azioni fra proprietari e dirigenti, e quindi fra la pro,prietà dell'impresa e·d il controllo della stessa, ha messo in crisi il concetto di classe dirigente econo·mica. Questo perché i proprietari, mentre ·da u,na parte, per il diffondersi dell'azio•nariato c~siddetto popolare, hannò perso la propria qualificazione classista (di appartenenti alla categoria .dei ricchi che vivevano di rendita), d'altra parte, in. virtù della separazione tra detentori della proprietà e detentori dei .poteri dirigenziali, non dirigono più l'impresa. I dirigenti, sostengono gli- stessi autori - con notevoli variazioni a questo proposito fra l'uno e l'altro di essi -, non possono essere assimilaJi ai proprietari, 11é per le loro caratteristiche soggettive (tendenze ideologiche, provenienza sociale, backgroitnd tecnico-professionale ecc.), né per i loro comportamenti oggettivi (le loro decisioni economiche, dettate dalla volontà di potenziamento e perpetuamento dell'impresa, più che dall'incentivo del profitto, sarebber.o sostanzialmente differenti da quelle dei proprietari tradizionali). Di qui, appunto, la crisi del .concetto stesso di classe dirigente, applicato alle categorie dirige11ti economiche. Come si vede, si tratta di un ragionamento complesso. E, per verificarne la fondatezza, è necessario anzitutto stabilire il grado di· diffusione della proprietà delle azioni delle grandi imprese. È lo· stesso Dahrendorf a segnalare che « il tre p·er cento della popolazione adulta della Repubblica Federale Tedesca· e circa l'otto per cento di quella degli Stati Uniti possiedono una o più azioni industriali; in altri paesi la· percentuale è probabiln1ente contenuta tra questi due estremi ». Se cerchiamo- poi di chiarire a cosa corrisponda negli Stati Uniti {dove maggiore è il numero di rilevazioni con1piute) :questo. dato· del1'8 %, vediamo innanzitutto gravemente incrinarsi· la tesi :della progressiva diffusione del -capitale azionario come un trend pronunciato e diffuso: infatti,, nel 1937 circa il 6,6~u della popolazione era in possesso di azioni: cifra scesa al 5,1 % nel '56 e risalita poi all'S,9% nel 1959 16• Per quanto riguarda la distribuzione del potere economico effettivo all'it1terno del gruppo di popolazione americana .detentore di titoli azionari, ·.uno studio effettuato nel 1951 dalla Brookings 17 sulle proprietà delle azioni, in 2991 fra le maggiori società, stabilì che il ·58 <Jtò delle _azioni ordinarie era di proprietà del 2% dei detentori di .tutte le 16 Ricchezza e -potere in America, di'· G. KoLKO, Einaudi, Torino 1964. Occorre, però, ricordare che negli an·ni '30 la proprietà azionaria aveva avuto punte di .diffu-. sione fino a undici milioni di azionisti, mentre a·ncora nel 1959, nonostante la popolazione si fosse notevolm~nte accresciuta, gli azionisti erm16 soltanto dodici milioni e mezzo. 11 LEWIS H. KIMMEL, Share ownersl!,ip in the United States, Washington 1952. 27. ·Bibliotecaginobianco

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