Nord e Sud - anno XI - n. 59 - novembre 1964

.. Recensioni simbiosi di filosofia occidentale ed orientale, un culto erotico fondato sulla piena libertà del rapporto e sulla necessità di perfezionarne il compimento attraverso la selezione di nuove tecniche, una democrazia cl1e nell'esperienza dialettica del passato trova il maggiore suo fondamento, un efficace cpntrollo delle co·ndizioni ecologiche ed addirittura biologiche della vita; questi ed altri elementi concorrono a formare quello schema che l'immaginazione « sociologica» di Huxley ci aveva già delineato in altre occasioni. _ Pretesto perché tutto questo po·ssa essere illustrato, è l'imprevisto arrivo sull'isola di un estraneo, un gior11alista interessato· (sia pure segretamente) più al petrolio di cui è ricco il sottosuolo di Pala, che alle possibilità di trarre un reportage dalle meraviglie della comunità in cui egli è venuto a trovarsi. Tipico prodotto della moderna civiltà di massa, Will Farnaby, redattore di un grande giornale inglese, è certo una figura allegorica - quanto l'isola stessa e l'ottuso colonnello di Rendang che irrimediabilmente ne sottometterà i felici abitanti -, e, più che essere un autentico perso,naggio, egli costituisce un pretesto perché l'Autore possa perseguire i suoi scopi didascalici. Ed è una funzione, questa, cui l'avventuriero dai sogni lubrificati di petrolio adempie egregiamente; tanto da consentire allo scrittore di illustrare, in uno schema lucido ed ordinato, la sua visione di organizzazione sociale. . Ne deriva che, nel complesso, l'opera è a metà strada tra il saggio ed il romanzo. Il romanzo esiste, poiché vi sono dei personaggi, un protagonista ed una vicenda che in un modo o nell'altro compie il suo corso; e questi, indiscutibilmente, sono elementi narrativi. Nello stesso tempo, però, l'Autore, si propone di dire qualcosa cl1e non ha nulla a che fare co·n il racconto in se stesso e che (sia pure con efficacia diversa) avrebbe potuto benissimo costitu_ire l'oggetto di una trattazione auto-noma, priva di perso-naggi ·e di fatti; ecco perché abbiamo parlato di saggio. Con il pessimismo disperato delle sue utopie, Aldous Huxley è stato spesso -definito, ed è da molti ritenuto· tuttora, uno scrittore « avveniristico », come Orwell o come Wells, intento cioè a tracciare visioni profetiche del difficile futuro che la storia sembra riservare all'uomo. Questi critici dimostrano di di non avere capito Huxley. Ha poca importanza, in.fatti, che le sue storie siano ambientate in un mondo distante alcuni millenni nel futuro; ha poca importanza, dal momento che, sia pure esasperato dall'ostentato ricorso a vicende immaginarie, il messaggio dello scrittore finisce sempre per risolversi in un'analisi a-ppassionata, e al tempo stesso, spietata, dei drammi dell'uomo moderno. Ed è forse per evitare che il ricorso ad un'ambientazione irreale potesse compromettere - come in altri casi è accaduto - la validità della sua tesi, che Huxley, in quest~t1ltimo romanzo, narra di una comunità che· potrebbe oggi esistere. In ciò va ravvisata una delle massime differenze riscontrabili tra L'isola e Il mondo nuovo. Altrettanto notevole - ·ed in un certo senso più· importante, poiché segna un punto di rottura con l'intera opera dello scrittore - è la sostituzione di una serena fiducia nel sistema che si illustra all'angoscioso pessimismo che aveva sempre dominato, in precedenza, le utopie di Huxley. 117 Bibliotecaginobianco

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