istanze di « giustizia distributiva>> così come dalle contrapposte indulgenze alla « sanità >>dei processi di localizzazione così detti << spo11tanei». Il problema della maggiore diffusione, in termini interregionali, sicurame.nte esiste: ove le iniziative continuassero ad agglomerarsi attorno ai maggiori centri urbani di due o tre regio11i meridionali, si finirebbe col porre le premesse, anche nel Mezzogiorno, e sia pure a lunga scadenza, per la formazione di quelle zone di congestionamento che oggi costituiscono un serio problema nelle regioni maggiormente sviluppate ed industrializzate: in particolare, poi, si verrebbero ad allontanare talmente i << poli di attrazione>> delle eccedenze rurali delle regioni meno sviluppate e, spesso, più popolose, e demograficamente attive, da rischiare di far perdere a quei <<poli>>la natura di insediamenti che concorrono con quelli del Nord nell'attirare le correnti migratorie meridionali. D'altro canto è anche ben vero che la maggioranza delle industrie tende tuttora a svilupparsi per agglomerati, non soltanto di carattere ristretto - nel senso di una concentrazione <<urbanistica» delle iniziative, nell'ambito di particolari zone o quartieri cittadini - ma, anche e soprattutto, nel senso di una concentrazione su scala regionale. Se è vero che certe esigenze ubicative, con il continuo progresso dei trasporti e dei mezzi di comunicazione - questa è anche la ragione delle politiche tariffarie e dei prezzi ovunque diffuse, in materia di trasporto - hanno perso molta importanza e probabilmente ne perderanno sempre più, almeno per un rilevante novero di tipi d'industria, è però anche vero che i fattori agglomerativi ne vanno acquistando altrettanta, specie con la progressiva specializzazione delle lavorazioni e dei servizi. Praticamente le agglomerazioni industriali hanno una capacità di sviluppo autocumulativa che verrebbe inevitabilmente compromessa, ove si intendesse provocare una estrema dispersione territoriale. Forzando la diffusione delle iniziative nel senso di una vera e propria disseminazione territoriale, cioè, si verrebbe inevitabilmente a limitare lo stesso processo di sviluppo industriale in termini quantitativi e lo si verrebbe a restringere ad una ristretta gamma di attività industriali: ossia a quei tipi di attività che possono essere convenientemente esercitate in ambienti <<rarefatti>>.Si tratta cioè di certi tipi di industrie legati alla immediata vicinanza di materie prime o di particolari risorse naturali, oppure anche di talune attività esercitabili in piccola scala, in funzione di ristretti mercati locali, od anche, talora, di industrie di tipo stagionale, a [88] Bibliotecaginobianco
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