parecchi casi ed in determinate zone, di suscitare uno spirito di iniziativa che spesso è del tutto inconsueto e alieno dallà mentalità locale. Per di più oocorre tener presente il problema della rottura di tradizionali equilibri pre-esistenti, che aggrava - almeno a breve periodo - il problema dell'assorbimento di forze di lavoro nelle attività extra-agricole. L'introduzione di nuove attività, l'accrescersi - anche se precario - del reddito e delle disponibilità per consumi, sia pure (e forse a maggior ragione) a favore di ristretti gruppi sociali, cui inoltre fa riscontro, nell'area già sviluppata, l'affermarsi di produzioni sempre più efficienti, contribuiscono a ridurre certi tipi di attività artigianali e domestiche, vuoi di carattere sistematico che di carattere occasionale. Ma senza spingersi alla considerazione delle attività integrative esercitate in economie agricole di mera sussistenza, basti considerare le inevitabili ripercussioni di una progressiva «apertura» di tali zone alla concorrenza di più moderne industrie. Questa concorrenza, naturalmente, non si farà sentire contemporaneamente in tutte le direzioni: certi .tipi di produzioni artigianali - prescindendo da quelle di carattere artistico, tipico, eccG- possono resistere più a lungo, grazie al costo assai inferi ore del lavoro. Per altre il limite di rottura è raggiunto molto prima: già si sono avuti i sintomi di una certa crisi nel settore dell'abbigliamento, ad esempio, ove i vestiti preconfezionati riescono a sostituirsi, sul mercato, agli abiti su misura. Il problema naturalmente non è esclusivo dell'area meridionale: tuttavia vi acquista molta importanza ove si consideri che qui, alla data dell'ultimo censimento, ad esempio, quasi la metà degli addetti ad industrie manifatturiere apparteneva all'artigianato, contro meno di un quinto al Nord. Soltanto per accennare a talune caratteristiche è interessante notare, ad esempio, che la percentuale degli addetti a ditte artigiane sugli addetti alle corrispetti ve industrie manifatturiere - sempre nel 1951 - nel settore del1' abbigliamento e del vestiario era pari al 92,3 % nel Sud ed al 66,7 % nel Nord; nel settore del legno, 72,1 % al Sud e 50,2 % al Nord; nel settore meccanico 54,9 % al Sud e 16,2 % al Nord. Si tratta dei tre settori in cui si concentra la maggior parte degli addetti ad esercizi artigiani manif atturieri (circa i 3/4 al Sud e circa i 4/5 al Nord), ed in cui questa concentrazione sembra doversi accrescere nel corso del tempo, man mano che le attività industriali vere e proprie verranno a sostituirsi ad altri tipi di lavo- • • • • raz1on1 art1g1ane. [86] Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==