nei termini in cui generalmente sono intese queste <<scelte>>di settore). Sovente, ad esempio, è stata avanzata l'idea di promuovere nel Mezzogiorno principalmente tipi di attività industriali « labour-intensive »: e, quindi, di favorire, con incentivi appropriati, solamente lo sviluppo di industrie siffatte. Ora, sembra che indirizzi di questo genere sarebbero notevolmente pericolosi e contr.oproducenti, nei riguardi delle possibilità di industrializzazione. È certo, infatti, che se - ad esempio - si pensasse di non concedere finanziamenti, incentivi od agevolazioni di sorta ad industrie che si presentassero con una struttura ad elevata intensità di capitale (nei riguardi del fattore lavoro), si finirebbe per indurre siffatti tipi di industrie a localizzarsi in altra parte del Paese: non è ben chiaro, cioè, perchè - nel caso in cui, naturalmente, non esistessero interventi « discriminatori » in tutto il Paese - si dovrebbe rinunciare a priori alla eventualità di un impia11to che comunque recherebbe sempre dei nuovi posti di lavoro. Una siffatta discriminazione, anzi, potrebbe essere pericolosa, nel senso che potrebbe stimolare l'insorgere di iniziative dotate sì di un carattere « labourintensive », ma a spese dell'efficienza: si potrebbe cioè incentivare l'adozione di tecniche antiquate e il sorgere. di iniziative predeterminatamente • precarie. A questo tipo di discriminazioni si rifanno spesso certe polemiche sulla << calata dei monopoli » nel Sud. Anche qui non s'intende discutere se effettivamente al Mezzogiorno rechino o meno nocumento determinate imprese facenti capo a gruppi monopolistici: quello che sembra evidente è che i danni possibili dei mon.opoli sarebbero pur sempre subi_tidal Mezzogiorno - come dal resto del Paese - anche qualora i gruppi monopolistici dessero vita ai propri impianti in altre parti del Paese; anzi, così al Mezzogiorno rimarrebbero soltanto le « beffe », e non godrebbe del vantaggio - sia pure relativo - della creazione di nuovi posti di lavoro nel proprio ambito. Sempre per rimanere nel campo delle discriminazioni settoriali, sembra discutibile finanche la determinazione dei criteri selettivi per il credito a tasso di favore, quando mira ad escludere certi tipi di attività manifatturiere considerati tradizionali, e comunque, <<esuberanti>>nel Mezzogiorno: caso tipico quello di certe industrie ali_mentari ed affini. Ii problema, certamente, è anche quello di articolare l'industria meridionale, assicurandole in tal guisa una maggiore stabilità di occupazioni ed una maggiore [81] Bibliotecaginobianco
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