·plementarità delle loro iniziative ci sembra evidente. Tutti i discorsi e le deli- -berazioni degli « esperti » resteranno sempre delle innocue, e magari piacevoli, occasioni di simposi o di congressi, ma non muteranno in alcun modo la situazione scolastica italiana se l'opinione pubblica resterà assente. E, d'altra parte, il « portare sulle piazze » i problemi non ha mai contribuito a risolverne alcuno (la odierna polemica sul latino insegna). Quindi diversità di questi due compiti, ma 'insieme, si diceva, ineliminabile complementarità. ìvfontanelli non ha mai usato mezzi termini. Abbiamo trovato in lui un linguaggio che talvolta ci richia1nava alla mente addirittura quello iracondo dell'estrema sinistra, e questo non ci è spiaciuto, al contrario. Che un quotidiano come il Corriere della Sera e un giornalista come Montanelli abbiano sentito il bisogn·o di ciò, ci sembra di molto buon auspicio per la maturazione nel paese dei tempi di una· grande operazione scolastica, quella che ci consentirà finalmente di diventare Europa. « Se mai, per la Scuola si è chiesto troppo poco » è il commento di lVlontanelli al piano Fanfani; « Una valanga di scartoffie per distribuire fichi secchi », è il suo giudizio sull'assistenza scolastica, e reazioni di tal tipo ha avuto per gli avvocati invece dei tecnici che generosamente la società italiana continua a fornire, per la «giungla» dell'edilizia scolastica, per le tante assurde realtà e irrealtà che il mondo della scuola offre ai suoi osservatori. Il piano sul quale si muove Visalberghi, l'abbiamo detto, è un altro. Innanzi tutto, è da notare la prospettiva europea che lo contraddistingue. Ormai, il grafico della realtà scolastica italiana lo possediamo da tempo, e su Nord e Sud è stato spesso ricordato. Ma Visalberghi ce lo presenta in una nuova luce, lo rapporta all'Europa. E così, nell'inchiesta sulla scuola europea promossa .dalla rivista Pirelli~ egli può fare osservazioni fra le più interessanti sulle strutture scolastiche dei vari paesi, e da esse i mali e i problemi della scuola italiana acquistano un nuovo significato. Umanesimo e tecnica, specializzazione e cultura generale, scuola dell'obbligo e istruzione superiore, formazione degli insegnanti e provvidenze per gli studenti sono alcuni fra i tanti temi che Visalberghi affronta in una pregevole, unitaria sintesi. E soprattutto ci mostra come questi problemi sono stati risolti, o almeno impostati, in quei paesi d'Europa con cui l'Italia sta stringendo tanti legami economici e, in un futuro più o meno prossimo, politici. Che ne è, che ne sarà, allora, della scuola italiana in una tale congiuntura? Se ci ricordiamo che la Italia occupa il trentasettesimo posto fra i paesi del mondo, per quanto concerne le spese pubbliche per l'istruzione, e dopo di noi non sono certo i paesi della « piccola Europa », viene agevole la constatazione: « Come in Italia il distacco fra Nord e Sud rischia di aumentare progressivamente (quanto a differenza dei redditi medi), così nello spazio economico della ' piccola Europa' l'Italia potrebbe veder aumentare il distacco che separa il suo reddito nazionale pro capite da quello degli altri paesi, a causa soprattutto del grado . [76] Bibliotecaginobianco
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