RAI, c'è forse da ricordare che ciò di cui si mena si gran vanto è almeno in relazione con la gravissima insufficienza scolastica nazionale? Essa si, incomparabilmente, « non ha precedenti in Europa>. Ma, accal)tonando le sempre condannevoli « date imperiture», c'è da chiedersi, oggi, a parecchi mesi di distanza dal suo inizio, che ne è stato di Telescuola. Abbiamo appreso, in una recente notizia t1fficiale, che essa è seguita da 400.000 « telealunni >, che numerosi posti di ascolto sono stati istituiti, che nutrite squadre di « correttori » collegano il video con i discenti. C'è da domandarsi, certo, cosa imparino questi « telealunni » - per il «come» bisognerà attendere la prima sessione di esami alla quale si presenteranno -, o, se si preferisce, il modo come è stato utilizzato il mezzo televisivo in questa sua funzione pedagogica. Senza volere addentrarci in un discorso specifico sulle varie materie d'insegnamento che costituiscono il corso, ci pare che, in generale, le discipline di tipo scientifico abbiano ricevuto notevole aiuto dalle possibilità del video; hanno potuto, cioè, fare ricorso a documentari, a riferimenti diretti, e non solo a parole, a schemi, come normalmente avviene nella scuola italiana, stante la nota penuria di attrezzature adeguate. Non altrettanto può dirsi per gli insegnamenti di tipo letterario (vi comprendiamo anche storia, educazione civica, ecc.), per i quali abbiamo visto soltanto un insegnante che parlava dallo schermo invece che dalla cattedra. Ci sembra, vale a dire, che non ci sia stato per queste materie un impiego idoneo de1 lle possibilità che la televisione offre e che ci si sia attenuti allo standard tradi ... zionale. Noi avremmo invece preferito che Telescuola fosse diventata una scuola « pilota >, un modello di svecchiamento per la scuola italiana, ma non è escluso che ciò possa, più o meno felicemente, in seguito attuarsi. Comunque, non è di questi rilievi «tecnici» che a noi qui preme dire. Ci interessa, invece, porre in relazione Telescuola, accettando senza troppi « distinguo > il successo conseguito, con gli antichi e gravissimi mali e deficienze della scuola italiana. Ci preoccupa, in breve, che un giorno ci possa capitare di leggere, magari in un altro articolo pubblicitario, che, grazie a Telescuola, l'analfabetismo in Italia è sparito; e quel giorno, il più che mai cagionevole Piano Fanfani scenderebbe definitivamente nella tomba. Come efficace antidoto a questo non troppo ipotetico annuncio, ci pare che siano da tener presenti due iniziative nel settore della pubblicistica scolastica: la prima, una serie di articoli che Indro Mon'tanelli ha pubblicato sul Corriere della Sera, in cui ha esposto, in tutta la sua gravità, e con una forza di. persuasione notevolissima, la situazione d'oggi, e del futuro prevedibile, della scuola italiana; la seconda, gli scritti di Aldo Visalberghi, che la rivista Pirelli ha recentemente ospitato. Pur. essendo gli intenti dei due autori diversi - Montanelli si è rivolto al grosso pubblico e l'ha « informato >, Visalberghi agli specialisti, e ha fatto loro un discorso tecnico -, la ideale com- [75] Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==