derare l'illusione prediletta, coltivata dagli esegeti ortodossi, e in particolaré da uno dei più provveduti filosoficamente come il Luporini, del carattere ' assolutamente nuovo e rivoluzionario ' del marxismo, illusione ·che non è chi non veda fino a che punto contraddica e riduca a nierite le ripetute e concla- .__matedefinizioni del marxismo come ' assoluto storicismo', filosofia della pras~ si, umanesimo. Che senso può avere mai uno storicismo che si pone per definizione fuori della storia, allo stesso modo di una religione rivelata o di una mistica epifania? Non parliamo poi dell'altro luogo comune della pseudospeculazione marxistica, che il proletariato tedesco sia l' « erede della filosofia classica tedesca». Com'è noto Gramsci non trovava di meglio che riadattare l'aforismo alla filosofia crociana, da lui considerata « il momento mondiale odierno della filosofia classica tedesca », della quale occorreva pertanto servirsi allo stesso modo che Marx si era servito delll'idealismo hegeliano, capo.: volgendola. Luporini sostiene ora che il senso della proposizione vada allargato fino a intendere, invece di proletariato tedesco, il proletariato in genere: e non si accorge che se questo è vero, dev'essere vero anche che la filosofia idealistica ha rappresentato, a un certo momento dello sviluppo storico, tutta la filosofia. Il che è abbastanza strano, specie se questa filosofia viene considerata un momento necessario della fondazione di quel moto « assolutamente nuovo e originale> dì cui si parlava prima. Nell'Antidilhring Engels, facendo, con1e di consueto, di ogni erba un fascio credeva di poter applicare il metodo dialettico alla storia della filosofia, parlando di un materialismo antico negato dall'idealismo moderno, negazione a sua volta negata dal materialismo storico, dove, oltre tutto, si mostrava una crassa ignoranza del significato rigoroso della negazione, atto dialettico in quanto atto mentale e si dimenticava altresì che la confusione di essere sociale e coscienza (matrice dell'identificazione arbitraria di marxismo e proletariato) non è lecita nemmeno a chi consideri questa un epifenomeno di quello, nel qual caso, com'è evidente, si tratta pur sempre di due cose diverse. Ma, come si deduce da qualche altro saggio, comincia tra i nostri marxisti a far capolino un'altra tendenza, quella di considerarsi gli unici 'veri ed accettati' depositari della dialettica nel mondo contemporaneo. Il che essi potrebbero anche sostenere nei confronti di quei gruppi italiani che si sono programmaticamente straniati dal vivo della tradizione speculativa europea peri correr dietro ai miraggi della logica matematica, felicissimi di trovarsi a ogni piè sospinto con un bel pugno di mosche in mano, rappresentato, con1e è noto, dalla ripresa dell'ammuffita distinzione di verità di ragione e verità di fatto. Ma finchè in Italia ci sarà ancora qualche barlume di coscienza filosofica, nessuno che abbia a cuore la verità (specie rara ma non del tutto scomparsa di individui) sarà disposto a sorbirsi come dialettica l'insipido beverone marxengelsiano del materialismo storico, fondato sull'ignoranza di una tradizione del pensiero umano che risale addirittura ai presocratici e la cui elaborazione e [73] Biblioteca.ginobianco
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