Nord e Sud - anno VI - n. 54 - maggio 1959

si afferma. Fatto sta, invece, che molto spesso tali prove sono soltanto un curioso effetto di errata prospettiva, dovuta all'attribuzione, inconsapevole o semiconsapevole, a Gramsci di posizioni non sue, conquistate dal progresso degli studi nei singoli campi e giustapposte a talune osservazioni gramsciane, trasformate arbitrariamente da incidentali e rapsodiche in sistematiche e definitive. La dimostrazione di questa tesi potrebb'esser condotta agevolmente per ciascuno dei tanti temi affioranti dagli zibaldoni gramsciani, messi insieme (e qui è l'altro motivo dell'impossibilità di una ricerca fruttuosa) con una coscienziosità filologica su cui è perlomeno lecito avanzare grosse riserve: del che se si vuole una prova stuzzicante, si vadano a leggere le proteste di un marxista, il Colletti (nella sua introduzione ai Quaderni filosofici di Lenin, ed. Feltrinelli, 1958, p. CX), il quale lascia intendere chiaramente come non pochi manoscritti siano stati tenuti in fresco per tema che potessero costituire pezze d'appoggio a movimenti eterodossi o revisionistici. Questi ultimi peraltro non sono che termini complicati e allusivi con cui la chiesuola comunistica non fa che confermare la sua innata incapacità di dar vita a un movi..; mento di pensie!o nel vero senso della parola: e a tal proposito sarà da dire una volta per tutte che in tema di marxismo, come del resto di crocianesimo o di kantismo o di hegelismo, ciò che conta non è la maggiore o minore 'fedeltà' degli interpreti o prosecutori all'originale. Con questo tipo di metro 110nmisureremo mai niente nel campo del progresso filosofico. Una filosofia, se è vitale, a parte la sua potenza suggestiva di grandi temi, comuni ai suoi prosecutori, come fu, per esempio, del platonismo con la problematica dell'Uno e dell'aristotelismo con quella del rapporto materia-forma, non tende a sclerotizzarsi in un organismo compiuto e immobile, da imbalsamare e tramandare intatto ai posteri: una filosofia, se è degna del nome, insegna, come diceva Kant, essenzialmente a filosofare, onde scarsamente si preoccupa di trattare i suoi adepti alla stregua di mariti o amanti 'fedeli', a cui sono inibiti anche degli innocenti 'giri di valzev '. Una filosofia vera non può che generare dei filosofi, non delle mummie, preoccupati di digerire e di assimilare il prodotto del travaglio secolare del pensiero umano; e assimilare vuol dire trasformare, dunque contraddire e discutere e produrre il nuovo, cioè nuovi pensieri, che se ancl1e serbino l'impronta dell'origine non devono ritenere la preoccupazione di mettere in mostra quell'impronta, che altrimenti diventa una specie di marchio di fabbrica, la ripetizione del luogo comune, ìl rosario del devoto. Abbiamo accennato prima alla possibilità di dissipare partitamente gli equivoci culturali e politici che nell'ultimo decennio si sono andati addensando attorno al caso Gramsci. Ci corre perciò l'obbligo, nella sede di questa breve nota, e presupponendo altre nostre indagini e conclusioni, di darne un rapido saggio per la parte filosofica, che ci tocca direttamente. Da questo punto di vista, la presente silloge offre un materiale utilissimo. Basti consi- [72] Bibliotecaginobianco

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