Nord e Sud - anno VI - n. 54 - maggio 1959

allora è il frontismo che fatalmente, dialetticamente, torna pure esso di scena ed a sua volta acquista campo libero. Così, mentre aspettavamo 1·unificazione socialista, abbiamo avuto l'unificazione monarchica; e quando speravamo in una imminente apertutia a sinistra, siamo arrivati all'apertura a destra. Questo vuol dire che la sinistra democratica ha commesso artche degli errori, forse dei gravi errori; specialmente se si pensa che all'apertt1ra a destra ci siamo arrivati proprio all'indomani di un congresso socialista che sembrava schiudere, nell'attesa dei molti e nei C,Ommenti dei più, una nuova era, di consolidamento e di sviluppo, pelì la democrazia italiana. Ma per quanto gravi possano es3ere stati gli errori com.J messi dalla sinistra democratica italiana, liberale, cattolica, socialista, nulla è irreparabile quando ci si rende conto in tempo utile dei pericoli in atto: e il pericolo in atto è oggi quello del consolidamento definitivo dell'apertura a destra. Noi naturalmente non vogliamo, per far fronte a questo pericolo, ripiegare sullo pseudocentrismo quadripartitico: con Malagodi che frena Saragat, o, meglio, con Malagodi eh~ dovrebbe coprire Andreotti, mentre a Saragat si vorrebbe affidare il compito di coprire le ACLI. Noi non vogliamo questo, ma d'altra patte non possiamo più attendere che i socialisti siano « pronti > o «maturi». Sono molti decenni oramai che l'Italia aspetta sempre che i socialisti siano « pronti > o « maturi ». Il problema dei prossimi mesi, quindi, non può essere che quello - posto dal Punto nel promuovere un ([dibattito > fra « personalità del mondo politico e giornalistico > - di verificare quali efficaci prospettive possano essere aperte nel quadro di questa legislatura per dare corso effettivo a una politica di centro-sinistra. A questo fine è necessario anzitutto che le varie sinistre della DC concentrino i loro sforzi per conseguire gli obiettivi che esse si propongono in politica interna ed in politica economica, senza tirar fuori quei velleitari motivi revisionistici di politica estera che le hanno divise ed indebolite nel passato remoto e r.ecente. In secondo luogo è necessario che gli uomini di centro della DC si rendano conto che la situazione creata dai « franchi tiratori » in Parlamento e dai « dorotei » nel partito - con un governo che brucia il nome di Segni, e non soltanto il nome di Segni, in una combinazione che ora è appena qualche anno faceva scandalo nazionale se applicata alle « amministrative » d1 Castellammare - è una situazione che restituisce genet.osamente al PCI tutte le possibilità di rilanciare la politica frontista, di sanare la crisi apertasi con il rapporto Kruscev e con la depressione in Ungheria, di conquistare, specialmente nel Sud, nuove posizioni elettorali e politiche. Da parite dei socialisti> i11vece, è necessario che essi si rendano conto che la politica di Pralognan era la politica giusta, dalla quale - non c'interessa stabilire qui se per colpa degli uni o degli altri - a torto ci si è allontanati, . [70] Bibliotecaginobianco

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