Nord e Sud - anno VI - n. 54 - maggio 1959

avviene nel Sud. Comunque è un fatto che per certi partiti, per certe correnti politiche, per certi uomini, la situazione non è allarmante, e nemmeno preoccupante: essi confidano in una futura «alternativa», che l'attuale apertura a destra, non consolidabile a lunga scadenza, dialetticamente faciliterebbe; ritengono poi che, dopotutto, i danni dell'apertura a destra non possono essere maggiori per il Paese dei danni recati a suo tempo dal centrismo, e che, se danni sono, essi restano più o meno circoscritti alle regioni del Sud, del quale i partiti monarchici sono un'espressione quasi folkloristica. Ora a noi sembra che questi partiti, queste corr.enti politiche, questi uomini, questi nostri amici, siano dominati da un ottimismo che invidiamo, e che a volte ci commuove (se non altro perchè anche noi vorremmo le stesse cose che essi vogliono); ma è un ottimismo che proprio non riusciamo a condividere. E perciò ci siamo domandati tanto spesso, nei mesi trascorsi, come ci si potesse rallegrare a ogni manifestazione di intransigenza che venisse dai socialisti; e come si potesse - nel Paese della tradizione massimalista e del1' esperienza frontista - ravvisare in essa una prova di coerenza politica e di anticonformismo. Allo stesso modo ci dobbiamo domandare oggi come si possa sottovalutare il pericolo di un ulteriore arretramento delle forze e delle posizioni democratiche in tutto il Paese: l'eventuale consolidamento dell'apertura a destra, la stabilizzazione di una maggioranza come quella che ha dato luogo al Governo dell'on. Seg11i, compoiita appunto questo pericolo; anche nel senso che, se un'opposizione può avvantaggiarsi di una situazione siffatta, questa ci sembra sia l'opposizione frontista dell'on. Togliatti, non l'alternativa democratica o socialista dell'on. Nenni. E se proprio si volesse ricorrere ad un esempio valevole come tema per un esame di coscienza da parte di tutte le forze democratiche, si ricordi che, in occasione dei casi siciliani, La Voce Repubblicana molto giustamente commentò che « chi semina La Loggia, rac• coglie Milazzo »: il cui esperimento, più che rappresentare una sconfitta locale della DC ad opera del PCI, ha rappresentato, in generale, una vittoria nazionale del qualunquismo meridionale contro la democrazia italiana e in particolar.e una manovra della destra democristiana contro l'on. Fanfani e il suo Governo di centro-sinistra. È quanto mai significativo intanto il commento apparso sul solito Tempo all'indomani dell'unificazione monarchica: « un passo avanti nella costituzionalizzazione della vita pubblica italiana», in quanto, dalla nascita del 'nuovo partito', deriverebbe « proprio quell'allargamento della base demo-- cratica fin qui cercato inutilmente a sinistra». Questa tesi - ribadita naturalmente dal Giornale d'Italia (« l'unificazione ... determina una situazione suscettibile di nuovi sviluppi che, qualora si verificassero, non potrebbero non giovare ad una più aperta chiarificazione della nostra vita politica>) - è quanto mai discutibile; e per noi è del tutto inaccettabile. È un fatto però che Il Tempo può tornare oggi a sostenerla; e può farlo con un accento par• [67] Bibliotecaginobianco

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