Nord e Sud - anno VI - n. 54 - maggio 1959

concezioni federaliste, pragmatiche e dinamiche del Cancelliere. Come il progressismo di Mendès-Fran{:e, così il neo-liberalismo di Erhard non supera, insomma, i confini dello Stato nazionale. Anche se il Ministro dell'economia non parla in nome della nazione, ma inalbera la bandiera del libero scambio, lo Stato nazionale è, per l'uno come per l'altro, per Erhard come per Mendès, il punto cardine del loro sistema politico. Per questo motivo anche se potrebbe apparire esagerata l'inclusione di Erhard tra i nazional-opportunisti, non si poteva non sottolineare i limiti della sua adesione alla politica di Adenauer. Alcuni studiosi del problema tedesco, più o meno critici della politica del Cancelliere, anche quelli non sospetti di inclinazioni neutralistiche, affermano che ·da qualche anno Adenauer si trova in un vicolo cieco. Si afferma da costoro, più o meno esplicitamente, che la ragione della politica del Cancelliere risiedeva nella possibilità di realizzare l'unificazione come risultato del rafforzamento della Repubblica di Bonn, conseguito grazie all'integrazione dell'Occidente ed alla Federazione Europea. Adenauer aveva infatti sostenuto che l'unificazione sarebbe stata il punto di arrivo della politica di rafforzamento della Germania e dell'Occidente e che l'URSS avrebbe ad un certo momento dovuto accettare la nt1ova realtà internazionale e decidersi alla grande ritirata (una ritirata che, a giudizio del Cancelliere, non avrebbe mai compiuto, se l'Occidente fosse stato debole e diviso). Non si sarebbe avuto allora soltanto l'unificazione tedesca, ma il processo che Adenauer definiva di Gesamteuropaische Freiheit. Ora - così continua l'argomento dei critici di questa politica - la fermezza con cui Mosca dal '55 in poi, e soprattutto dopo gli avvenimenti di Ungheria, ha dimostrato di non voler cedere terreno in Europa, e l'accrescimento del suo potenziale militare (provato in maniera indiscutibile dal lancio degli Sputnik), se rendono irreali le speranze dei neutralisti, non •possono non sterilizzare anche le prospettive di Adenauer. II, quale, dopo che il fallimento della CED ha messo fine alle speranze di federazione europea, si troverebbe del tutto paralizzato per quanto concerne la politica estera. Il torto di questi critici consiste, ci sembra, nel non capire che la politica di Adenauer non è escatologica; ed anche se è basata su convinzioni profonde, riesce, pur sempre aderendo alla visione fondamentale, ad essere adeguatamente pragmatistica. La politica di integrazione eutopea è stata [64] Bibliotecaginobianco

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