Tirino dalla trincea socialdemocratica o da quella nazional-conservatrice, si nascondano all'ombra del Cancelliere o siano apertamente in polemica con la sua politica, queste forze, nell'estrema disparità della loro provenienza ideologica e dei loro obiettivi politici, trovano nel nazional-neutralismo il loro minimo comun denominatore. Il neutralismo della SPD è corretto dall'adesione all'integrazione economica dell'Europa, come il nazionalismo della destra opportunista e conservatrice è mitigato dall'opposizione al comunismo e dall'esigenza, avvertita proprio per questo motivo, di non abbandonare del tutto l'ombrello protettivo degli Stati Uniti: ma nel complesso queste posizioni ricevono la loro forza e _derivano la loro debolezza dalla prospettiva .o dalla mancanza di prospettiva dell'unificazione. Il Cancelliere riceve un appoggio incerto anche da alcuni dei suoi più vicini collaboratori. Lo stesso Erhard, se è stato uno degli artefici della rinascita tedesca, e quindi uno dei maggiori punti di sostegno di Adenauer, ha però condiviso solo parzialmente i suoi orientamenti di politica estera. Erhard, impegnato nello sforzo di dare il massimo slancio alla economia tedesca, ha finito con l'identificare tutta la sua politica con la sua azione economica. Il « neo-liberalismo » del Ministro dell'Economia, alieno da riforme di struttura, ostile ad ogni intervento statale che non fosse destinato a favorire lo slancio della iniziativa privata, si è adattato come un guanto alle esigenze di una opinione pubblica che - come abbiamo visto - si disinteressava ai miti, alle idee generali, alle visioni di tipo collettivo, e si rifugiava nel desiderio - e si raccoglieva nello sforzo - di perseguire fini edonistici, individuali. Questa convergenza tra le aspirazioni psicologiche della massa e l'azione del Ministro di Adenauer spiega ulteriormente « il miracolo» economico. Ma il successo di Erhard è anche il suo limite, cioè il limite della sua visione politica. Le proporzioni della ripresa tedesca non gli hanno consentito di scorgere l'insufficienza delle soluzioni che il quadro nazionale permette. Il suo libero scambismo non si libera della tradizionale 'visione nazionale-economica che gli deriva dalla « Freiburger Schule » e non riesce ad attingere la modernità della visione europeista istituzionalista. La sua critica alla CECA ed al Mercato Comune, ed il suo appoggio all'OECE ed al progetto inglese della Zona di Libero Scambio, mostrano il suo ancoramento a posizioni economiche dottrinarie e la sua insensibilità alle moderne [63] BibliotecaGino Bianco
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