ai francesi, la responsabilità per la divisione della Germania (2 5 ); e Ferdinand ·Fried, che è lo pseudonimo di Zimmermann, il quale era stato, nel suo libro « Ende des Kapitalismus » anche teorico dell'autarchia; ha come redattore-capo Hans Zehrer, il quale, durante la Repubblica di Weimar, dopo aver fatto parte del gruppo formato tra gli altri da Otto Strasser, Ernest Junger, Ernest von Salomon, divenne redattore capo del Tagliche Rundschau, organo del generale von Schleicher, di cui è nota la parte avuta nel vibrare il colpo mortale allo stato democratico tedesco (26 ). L'avvento di Hitler non rientrava nelle previsioni e nei desideri di von Schleicher e del suo redattore-capo, entrambi favorevoli ad una « rivoluzione dall'alto». Ma basterà citare solo qualche frase di uno scritto dello Zehrer per capire la natura della « rivoluzione » da lui auspicata: « Se come oggi appare, il socialismo nazionale è ]a forma di organizzazione di tutti i popoli oppressi ed è chiamato a dissolvere il liberalismo ( ' che i vincitori ci hanno imposto [ oktroyert] nello Stato e nell'economia nel 1918'), allora la Germania è chiamata a creare per il mondo la forma definitiva di questo soç:ialismonazionale... Questo paese porta sulle sue spalle il peso per tutto il mondo, questo popolo è stato segnato da Dio ... Un popolo marcia. Esso si riunisce in questa marcia, e le colonne crescono e crescono... Mano a mano che il nazional-socialismo verrà applicato, questo popolo marcerà sempre . ' . p1u unito e compatto ... ». Queste citazioni s.ono della rivista Die Tat e del Tagliche Rundschau (giugno e maggio 1933). Ma, oggi come ieri, Hans Zeher attacca lo Stato democratico, parla della « democrazia delle masse», esalta le forze irrazionali, polemizza con gl~ alleati occidentali, ritiene chimerica la politica di integrazione europea, propone maggiori aperture verso Mosca, auspica una terza forza tra i due blocchi, con Berlino come New York e Vienna come Washington (2 7 ). (25 ) La tesi, secondo cui la nota sovietica del 10 marzo 1952 sull'unificazione non fosse una manovra per impedire la ratifica della CED, ma implicasse una effettiva volontà di trattare, sostenuta dal SETHEnell'op. cit. (Frankfurt, 1956), viene anche piuttosto apoçlitticamente ribadita dal GRossER nell'op. cit., pag. 36. (26 ) Cfr., per es., JoHN WHEELERBENNET, « The nemesis of power >, London, 1953. (27 ) Per dettagli sulla redazione e sulla funzione del « Die Welt >, cfr. l'eccellente corrispondenza da Bonn della NZZ: << Der Publizistische Kampf ·gegen dié Politik Adenauers > del 9 febbraio 1958. [62] BibliotecaGino Bianco
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