In sostanza, la Regione ha riprodotto in Sicilia, sulla sua propria scala, lo stesso centralismo che la sua creazione voleva combattere. Nulla è mutato su questo piano, se non la distanza chilometrica che divide i luoghi dove si esercita il potere da quelli ove il potere si spezzetta, sempre dall'alto verso il basso e mai viceversa. Prima, per riuscire a costruire al suo paese un monumentino alla Clochermerle, il sindaco di X doveva sobbarcarsi a quattro o cinque viaggi a Roma, per raggiungere le <<autorità >>centrali che curavano la sua pratica: adesso ha il solo vantaggio di trovare le stesse « autorità » qui a portata di mano, a Palermo. Ma la prassi amministrativa e burocratica, la tecnica, il rituale sono sempre gli stessi. La Regione ha mutuato dallo Stato centralizzato la sua organizzazione :finanziaria e amministrativa, il suo sistema di controlli, lo spirito della sua burocrazia, la circolazione delle decisioni a .senso unico. Questo, che era un male già ai primi anni dell'esperimento autonomistico, e che s'era aggravato nel corso della seconda legislatura, è divenuto morbo mortale ai giorni d'oggi, e proprio per la natura spuria, composita ed esclusivamente <<politica » della maggioranza che ha <lato luogo al go. verno Milazzo. Il governo dell' on. Milazzo è in realtà un governo fantasma, basato soltanto su un compromesso al vertice e sulla comune « vocazione all'intrallazzo» dei suoi amici. Non ha radici in nessuna delle grandi cor- , renti di opinioni e di interessi di base. Nemici del parroco e del sindaco de.. mocristiano, gli assessori Tizio o Caio, monarchici, fascisti o cristiano-sociali che siano, non sono certo neppure a·mici del sindaco comunista o socialista. Il compromesso al vertice rischia continuamente di essere messo in crisi da un'azione amministrativa alla base: amministrare, fare, diventa pericoloso. Un monumentino costruito nella città tale può tramutarsi in un colpo inferto alle fortune locali del partito bianco, in una manovra a favore del gruppo nero. Se tutto diventa <<politica», tutti sono inevitalmente spinti alla più estrema cautela o addirittura all'immobilismo. Le spinte contrarie si annullano in una continua, quasi <<sadica>>r,icerca di freni, cerimoniali burocra-- tici, controassicurazioni, controlli e supercontrolli. Il centralismo burocratico e amministrativo è reso inevitabile dalla natura stessa della convivenza. Tutto, alla fine, non può essere risolto che con un atto di compromesso, insomma con un atto « politico ». E perchè l' « atto politico » sia reso possibile, [38] Bibliotecaginobianco
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