•fattività amministrativa, s'è infine tramutato un istituto che doveva essere di democrazia dal basso, in un duplicato, peggiorativo, del più spinto centralismo e del più scoperto paternalismo. La << grande politica » ha preso immediatamente la mano alla nuova classe dirigente locale, cresciuta sul terreno di un autonomismo mal inteso e peggio applicato. Tutto è basato sul nulla. Il commissario di governo può impugnare, e di fatto impugna, ogni deliberazione, tramutando la vita assembleare e governativa locale in uno strano gioco formale. Il cosidetto «onorevole>> dell'AR;S è un sign,ore qualunque, che può essere in ogni momento arrestato dal primo carabiniere e deferito al pretore. Ma i lunghi discorsi, i bizantinismi sul regolamento e le sue interpretazioni, le questioni di prestigio, i numerosi seguiti di segretari, caudatari, tirapiedi, uffici stampa, ecc. che ogni eletto si tira dietro, e an,cor più la dichiarata e anzi vantata dipendenza di ogni esponente locale .da questo o quell'uomo politico, partito, corrente e sottocorrente nazionale (sicchè ognuno è in definitiva non già il rappresentante dei propri elettori, bensì il valvassore presso la marca siciliana d'un feudatario romano): tutto questo contribuisce a creare a Palermo un'atmosfera irreale, fittizia e sgradevole. In r·ealtà il distacco dell'Assemblea, e della giunta da essa espressa, dal suo carattere originario di organizzazione democratica di base, è stato pro-- gressivo e mai così evidente come oggi, in periodo Milazzo. Tutto sommato l'Ente Regione è ormai, in Sicilia, niente di più e niente di meno che un « governo >>: uno strano governo .minore e aggiuntivo, dai poteri limitati, ma deçisivi, ugualmente staccato e distante dalle masse popolari che non quello di Roma, altretta~to incomprensibile e, alla fine, alieno ed ostile. Una riproduzione, una copia, un di più: un altro schermo tra il cittadino e il potere, un altro scoglio da superare, o da ingannare, se si vuol ottenere qualcosa e, insomma, un altro << nemico >>A. bbiamo visto i dipendenti della Regione assediare la Sala d'E.rcole (o bianca semplicità dell'aula dove si raccoglie l'assemblea valdostana!) come fosse una roc- . . caforte avversaria, non come il luogo, il ·primo luogo, ove si esprime la volontà democratica di base dei siciliani. La Regione ha cioè finito per creare un altro gradino della frattura tra il cittadino e lo Stato; nata per colmare il distacco preesistente, per avvicinare i due termini della dicotomia storica italiana, ha finito per innalzare una barriera aggiuntiva. [37] Bibliotecaginobiancò
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