Nord e Sud - anno VI - n. 54 - maggio 1959

alleanza con i ceti imprenditoriali autonomisti e moderni era da esso vista come una semplice manovra tattica; e non ha solo confermato la sua « vocazione all'intrallazzo», per cui si spera di compensare con le opportunità di sottogoverno, largamente offerte dalla nuova situazione, la perdita di potere reale raggiungibile attraverso l'affermarsi dell'industrializzazione e della riforma agraria; ma si è assunto il grave compito di rigettare i ceti medi produttivi siciliani, che nonostante tutto si vanno pur formando, nelle braccia del monopolio, favorendone la fagocitazione diretta o indiretta, e l'assunzione in qualità di ausiliari della grande industria del Nord o inter11azionale. Si noti infine che con la locuzione « vocazione all'intrallazzo>> non s'intende qui dare un giudizio di carattere moralistico, bensì strettamente politico. Aver preferito i. compensi di sottogoverno alla via maestra dell'alleanza permanente tra le classi produttive siciliane significa niente altro che il PCI ha scelto, in Sicilia, di ripercorrere le vie tradizionali dell'opportunismo socialista. 5) Resta ancora qualcosa da dire. Bisogna convenire che la Sicilia non ha saputo usare bene dell'autonomia. (Resta qui in sospeso la questione principale: poteva in realtà la Sicilia utilizzare bene lo strumento autonomistico? In altre parole: l'autonomia regionale, così come è stata congegnata per l'Isola, è uno strumento davvero consono ai fini per cui è stata introdotta nel nostro ordinamento costituzionale? Una discussione di questo genere - sull'autonomia in generale e sul particolare aspetto che essa ha assunto in Sicilia, e altrove - occorrerà aprirla, presto o tardi, e sarà parte integrante del dibattito costituzionale più generale che le cose si incaricheranno di presentarci, forse a breve scadenza). Con -ciò non ci riferiamo tanto agli episodi di costume. Il cerimoniale al Palazzo dei Normanni, gli uffici pomposi e costosi, la mutria dei deputati, i titoli, le eccellenze, i don, lo spagnolismo che circonda la vita pubblica siciliana (già sarebbe abusivo chiamarla vita politica: i deputati regionali sono in realtà soltanto degli amministratori) permetterebbero certo di scrivere qualche pagina divertente. A Palermo si scimmiotta, più che l'atmosfera di Montecitorio, addirittura quella di Palazzo Madama; si spendono centinaia di milioni per circondare di inutile fasto retorico un istituto che dovrebbe trarre i suoi titoli d'onore principalmette dalla modestia e dalla [36] Bibliotecaginobianco

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