sito. Solita ragione: una riforma amministrativa che conferisse più ampi poteri alla Regione è inaccettabile dalle destre, e le sinistre non fanno niente per non metterle nell'imbarazzo e per non costringerle a rompere l'alleanza. B) Mancata ripresa della riforma agraria. La riforma agraria siciliana è praticamente ferma ai risultati che, alla fine del 1954, l'allora assessore all'Agricoltura, Gioacchino Germanà, aveva « l'onore e la soddisfazione >>di presentare con un « annunzio gioioso e solenne >>: avevano avuto un po' di terra <<ben >> 12 mila contadini. Tutto sommato, su un progetto iniziale di conferimenti per ettari 118.894.45.95, i terreni effettivamente assegnati sono stati in Sicilia pari a ha. 53.060.65.78._La riforma, nella maggioranza dei casi, non è andata oltre la cosidetta <<prima fase >>(insediamento dei contadini, sistemazione parziale del suolo, avvio alla produzione granaria). Tale era la situazione prima dell'avvento di Milazzo e tale è rimasta dopo. E, del resto, sarebbe azzar~ dato pensare che monarchici e neo-fascisti, membri della attuale coalizione governativa in rappresentanza dei residui gruppi agrari e, comunque; degli interessi della conservazione, avrebbero permesso ai loro soci di sinistra di riprendere non diciamo le assegnazioni di terra, ma l'esame critico delle balorde leggi locali in materia di riforma fondiaria, in modo da poter portare a termine almeno i programmi iniziali. In realtà la coalizione del governo Milazzo è stata fondata anche sul cadavere della riforma agraria siciliana. C) Mancata attuazione della Finanziaria d'investimenti. Due parole sulla cosidetta Finanziaria e i suoi scopi. Si tratta d'un vero e proprio « investiment trust», il cui scopo è quello di raccogliere un <<pool>>di capitali pubblici e privati col duplice obiettivo di finanziare gli investimenti necessari a creare in Sicilia un'industria di base (impresa a cui il capitale privato s'è dimostrato insufficiente e strutturalmente negato) e di sollecitare l'iniziativa privata nei settori più direttamente produttivi (con partecipazioni al 25 per cento del capitale totale). Il 51 per cento del suo capitale (pari a 27 miliardi) dovrebbe essere fornito dagli enti pubblici (Regione Siciliana, IRJ, ENI, Banco di Sicilia, Cassa di Risparmio V.E.) e il residuo 49 per cento dai privati. La Regione fornisce in tutto 14 miliardi. La Finanziaria, inoltre, potrebbe emettere obbligazioni per una determinata percentuale del [30] Bibliotecaginobianco
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