adagiarsi sulle presunzioni di grossolanità (il sondaggio delle opinioni può offrire indicazioni sui generi preferiti, non sul livello), ma puntare sempre sul meglio. Il successo non prova nulla, e può essere sempre intelligentemente sfidato, tanto più che almeno l'ascolto della radio è entrato nelle consuetudini della maggioranza degli italiani, ed anche a voler essere pessimisti ad ogni costo è improbabile che uno sforzo qualitativamente più impegnativo possa determinare apprezzabili flessioni nel numero degli abbonamenti. Noi anzi 110nlo crediamo affatto. Quanto all'imperversare delle canzonette, non è un fenomeno di cui ci si debba rallegrare, certamente. Dal canto nostro abbiamo l'impressione che si tratti di una manifestazione che appartiene assai più all'ordine dei fatti fisici che a quello dei fatti morali: ne sarebbe indicazione la circostanza che i maggiori << consumatori » di canzonette sono giovanissimi e giovani. Non ci sembra particolarmente preoccupante il fatto che le canzonette siano per la massima parte stupide e banali - e non lo sono sicuramente più di quanto non lo fossero ve11tio trent'anni fa-; uno sfogo fisico non è necessario che sia intelligente. Preoccupante è che siano così tante, aggressive, fragorose, invadenti: anche se la radio vi dedicasse meno tempo, ci sarebbero pur sempre i juke-boxes, gli editori, i fabbricanti, i venditori di dischi, o che altro si vuole, a riversare addosso a tutti fiumi di canzonette. Senza tirare in ballo, Dio ne guardi, la ricerca motivazionale, a noi sembra che in questa esasperata ricerca di uno sfogo clamoroso entri una componente nevrotica, dovuta al sentimento, che tutti abbiamo, e che nessuno lascia indenne, di vivere in un mor1do su cui incombe una catastrofica minaccia di distruzione. Non è necessario, insomma, ricorrere alle « masse>>,alle loro « emozioni elementari>> e alle loro << sottoesigenze »: viviamo in un periodo difficile, e tutti lo sanno, o lo sentono. La canzonetta è, per la verità, un' assai esile valvola di sicurezza: non è certo in grado di far din;ienticare alla maggioranza degli italiani la loro realtà quotidiana, che è fatta di bassi salari, di sottoccupazione, di pensioni misere, di bisogno insoddisfatto di istruzione, di ansia di miglioramento umano. I servizi di informazione non strettamente politica rispecchiano, tutto sommato, quello che è un tratto i~portante della mentalità degli italia11i contemporanei: la crescente curiosità per la vita degli altri Paesi, un forte bisogno di uscire dal provincialismo del passato. Il tempo dedicato a notizie, [21] Bibl"otecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==