.della tecnica. L'uomo-massa non è un individuo, ma una struttura di comportamenti stereotipi in cui si esprime la tendenza, o piuttosto, ~ l'inerzia della società contemporanea». Al fatto storico della massa corrisponde un << concetto operativo '> in base al quale si governano gli Stati, si organizzano i partiti, si fa la propaganda, si vendono le merci, e tra queste anche i « prodotti» della cultura. C'è un calcolo per cui si agisce come se gli individui avessero tutti gli stessi bisogni e la stessa capacità di sopportazione. Ciò che sgomenta è il fatto che il conto basato su questa equivalenza torna: il gran numero si comporta effettivamente secondo le previsioni. L'esperimento della massa non ha dunque, almeno apparentemente, altro limite che la sua propria accelerazione. La meccanicità del mondo contemporaneo ha, per Chiaromonte, la sua più vistosa dimostrazione nella qualità dei suoi svaghi, necessitati e costretti come il lavoro e le altre attività. In nessuna epoca il divertimento ha avuto così pochi rapporti con la cultura genuina e con la spontaneità del gioco: è stato, cioè, così utilitario e obbligato nelle sue forme. Esso non è più un'occasione festiva, ma un bisogno quotidiano, e come bisogno fa parte delle funzioni sociali utili, non di quelle libere. Le funzioni sottoposte alla disciplina dell'utile sono, dal canto loro, dominate dal conformismo. La televisione, la radio, il cinema sono mezzi di comunicazione conformisti per essenza e non per accidente, in quanto la natura stessa del loro linguaggio li obbliga a rivolgersi a tutti in generale e a nessuno in particolare. E questa necessità di sottostare ad un'esigenza media esclude di per sè l'uso di tali strumenti a scopo di gioco libero, ossia di vera creazione culturale e sociale. Opporre alla civiltà di massa la buona cultura, continua Chiaromonte, è una mossa inadeguata: il proprio della civiltà di massa è di diffondere indi.fferentemente la buona e la cattiva cultura. E la buona cultura, in questa situazione, non civilizza, non dà i suoi frutti genuini. Sicchè l'intellettuale, da parte sua, sperimenta in sè la separazione dell'uomo di cultura dall'uomo sociale, l'uomo sociale essendo in lui naturalmente soggetto alle condizioni della massa. Non è detto che nella civiltà di massa aumenti la proporzione numerica degli stolti e degli sciagurati; quello che aumenta di certo è il peso della stoltezza e della sciagurataggine nell'esistenza di tutti. Chiaromonte fa molte altre osservazioni interessanti, che tuttavia non [11] Bibliotecaginobianco
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