« espressione di élites urbane e borghesi, con la partecipazione anche di grandi proprietari ed ' agrari ' », con interessi squisitamente politici e senza alcuna preoccupazione per i problemi sociali. A questo << primo tempo » del rinnovamento spirituale arabo-islamico succede però nel ventennio fra le due guerre mondiali un << secondo tempo» con caratteristiche e manifestazioni del tutto opposte. Sotto l'urgere delle molte delusioni causate agli Arabi dalla mancata realizzazione delle larghe promesse di indipendenza con le quali le Potenze dell'Intesa li aveva incoraggiati ad insorgere per l'estremo cimento contro i Turchi, una vasta crisi di ideali si delinea in tutto il mondo arabo; crisi che - se in parte fu un riflesso del cedimento cui le istituzioni liberali andarono incontro in Europa dopo il primo conflitto mondiale - fu d'altro canto, innanzitutto, il prodotto della accentuazione sempre più esclusiva che gli Arabi vennero ponendo sul problema della loro indipendenza nazionale e della sfiducia nella democrazia e nei paesi rappresentanti della democrazia quali strumento ed alleati per la realizzazione del fine indipendentistico. Fu allora, come nota il Gabrieli, che << il nazifascismo tenne a battesimo la più cruda e violenta fase del nazionalismo arabo... così come il liberalismo e la democrazia ne avevano tenuto a battesimo il primo, più ingenuo e generoso periodo». Ancor più grave, si può aggiungere, fu che proprio in questo periodo gli Arabi compissero, in buona parte, il passo decisivo verso il loro form·ale riscatto politico. Al ventennio fra le due guerre risalgono, infatti, le rinunce inglesi al protettorato sull'Egitto e ai mandati sulla Transgiordania e sull'Iraq e l'aperto riconoscimento dell'indipendenza di questi paesi, mentre un processo del genere v7- • • • • n1va avviato e portato quasi a termine anche nel mandato francese di Siria: l' abbandono della vecchia fede liberale e simpatia per i paesi democratici e il loro irrigidimento su posizioni di intransigenza nazionalistica e di simpatia per i paesi nemici della democrazia si rivelavano agli occhi degli Arabi più fecondi della loro precedente fiducia nell'Europa maestra e dispensiera di libertà. D'altra parte, il ventennio fra le due guerre mondiali non fu importante soltanto per la crisi di ideali che il mondo arabo allora visse; bensì anche per la rottura del vecchio schema unitario e federale entro il quale era stato pensato, prima del 1914-18, il riscatto dei popoli arabi. Il ventennio interbellico fu un periodo di esperienza regionalistica, durante il quale le divisioni, che spesso arbitrariamente le Potenze dominatrici avevano istituito fra zona e zona del mondo arabo, specialmente nelle terre del Crescente fertile, andarono mettendo radici sempre più salde. Il periodo seguito alla seconda guerra mondiale è caratterizzato, appunto, in primo luogo, dal ritorno agli ideali unitari della << vigilia » ottocentesca, che ebbe nella Lega Araba - istituita sotto gli auspici del paese rimasto fino allora più freddo e ostile ai progetti di fusione degli Arabi d'Oriente, ossia dell'Egitto, - la sua principale realizzazione. Ma il bilancio della Lega, largamente positivo (come mostra il Gabrieli) sul terreno culturale, è stato invece addirittura fallimen- • tare sul terreno politico, ove essa mancò sia nello sforzo di dar vita ad un organico legame fra gli stati n1embri, sia, so- [121] 1 Bibliotecaginobianco
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