Nord e Sud - anno VI - n. 54 - maggio 1959

etico-politiche, psicologiche, informative, tecniche o strumentali, e via discorrendo) è cosa che non può incontrare dissenso >> ( 3 ). Ovviamente, per la stessa ragione non si può pretendere che sia sempre, o anche solo prevale11temente, cultura. L'errore, nel caso della radio e della televisione, starebbe nell' esclusivismo, o nell'unilateralità. I quali sono pericoli tutt'altro che immaginari nel nostro Paese. Se certi ambienti clericali avessero la possibilità, non già di condizionare in qualche misura, ma di controllare direttamente la produzione radiotelevisiva, certamente non esiterebbero a trasformare questi strumenti di comunicazione i11mezzi di edificazione religiosa e morale, di ricreazione da oratorio parrocchiale, di informazione edulcorata e ammaestrativa. Per fortuna il mondo cattolico è molto più vario e complesso: c'è tuttavia da augurarsi che il numero dei cattolici del tutto affrancati dalle suggestioni del paternalismo e dall'unzione pedagogica (sempre meno necessari alle fortune del cattolicesimo) cresca rapidamente. Le inclinazioni « integralistiche» non sono però prerogativa di questo solo settore. Che cosa sarebbero radio e televisione se la loro produzione fosse ispirata dai comunisti? Strumenti non meno didascalici, politicizzati all'estremo, opprimenti in pari misura. Altra specie di esclusivismo, ma egualmente insofferente della libertà altrui. Radio e televisione sono mezzi di •comunicazione che possono aprirsi a tutti gli interessi umani: e poichè possono, debbono. La pluraìità dei servizi e la varietà degli stimoli debbono essere la loro regola. E la proporzione va fondata sull'accertamento dei concreti bisogni della società, del pubblico. Ma il pubblico, si dice, è costituito dalla massa. E la massa è anch'essa esclusivista, perchè chiede solo « circenses >>,svago, evasione; trattenimenti volgari. Questa sarebbe la malasorte di tutti i mezzi di comunicazione di massa. Dice bene l'americano Strausz-Hupè quando osserva che la stessa parola « massa » è carica di dinamite ideologica: « dimmi che intendi per ' massa ' e ti dirò chi sei politicamente >>(4 ). Dal suo canto, egli ritiene che la massa che oggi conta è la massa i~ senso psi_cologico, << l'anonimo informe>> co~- ( 3 ) Cfr. << La televisione come fatto artistico », nel fascicolo speciale de Il Mercurio: Rapporto sulla televi·sione, 13-20 agosto 1955; poi ripubblicato come capitolo di C1:ne1na arte figurativa, Torino, 1957. ( 4 ) Robert Strausz-Hupé, La zona dell'indifferenza, Milano, 1958. [9] Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==