Nord e Sud - anno VI - n. 54 - maggio 1959

misure legislative che aprano la radio e la televisione al dibattito politico e alla propaganda elettorale. La << sotto-Italia » - la gran parte dell'elettorato, 1 cioè - sceglierebbe i partiti peggiori, i partiti fondati sulla menzogna, sulla ciarlataneria, sullo sfruttamento dei sentimenti più irrazionali. I partiti che si appellano al buon senso, alla fiducia nella democrazia, all'aspirazione al progresso nella libertà, ne uscirebbero irreparabimente annientati. Se la << sotto-Italia >> esiste, e prevale, e viene in ciò favorita da strumenti come la radio e la televisione, sembra allora più logico fare come quelli (e ne abbiamo incontrati anche negli ambienti della sinistra socialista) che si limitano, rassegnati, a maledire l'invenzione dei nuovi strumenti di comunicazione, e a rimpiangere il tempo delle osterie, della partita a scopa, del gioco della morra. Atteggiamento che richiama alla mente, però, altri timori: quelli, ad esempio, del gerarca fascista, •checi capitò di citare in altra occasione su « Nord e Sud», il quale, invocando nuovi provvedimenti contro l'inurbamento dei contadini, auspicava che il popolo tornasse a divertirsi con « furlane e gavotte, danze caste e bonarie, certami sani e semplici al buon uso dei padri, canti modulati in lunghe cadenze, sagre villerecce e ingenue ... ». Si finisce cosi per congiungersi, inavvertitamente, con i rea- • • z1onar1. Radio e televisione ad ogni modo esistono, e sono entrate definitivamente a far parte dei cosiddetti « strumenti di comunicazione di massa». Ma che cosa significa poi, nel loro caso, « comunicazione » ? Non necessariamente arte, com'è ovvio. L'osservazione sarebbe anzi del tutto superflua, se non si dovesse constatare che in Italia molti continuano ancora a discutere di arte radiofonica e televisiva con una notevole confusione .di idee (2). « Estetistico e irrazionale - ha scritto Ragghianti a proposito della televisione (ma il discorso .può essere esteso alla radio senza difficoltà) - sareb·be l'esigere che tutta la produzione che si attua in termini d'immagine o visuali fosse arte, e solo arte, pura e continua e perenne arte ... Che il linguaggio proprio del cinema e della televisione si articoli in forme e determinazioni non artistiche o puramente espressive, ma sia strumento rispondente di tutte le altre esigenze ed attività dell'uomo (sensitive, logiche, ( 2 ) Vedere, ad es., gli Atti del Convegno interno di studi sulle trasmissioni radiofoniche e televisive, pubblicati dalla RAI nel maggio del 1958. [8] Bibliotecaginobianco

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