Mickey Mouse una emulsione disordinata ed efficace, in chiave grottesca, di Buffalo Bill, di Sherlock I-Iolmes e di Breer Rabbit, il coniglio ingegnoso e perverso del bestiario infantile d'Oltre Oceano; a prenderlo un po' sul serio gli si poteva attribuire qualcosa della vitalità spregiudicata di un Tom Sawyer. La continua presenza dell'avventura - proiettata in un clima comico, surreale - gli conferiva, peraltro, caratteri particolarissimi: ha inizio con lui, nei cartoons disneyani, quel senso ambiguo del legame amoroso, che accompagnerà le storie a fumetti fino ai giorni nostri. Troppo spericolato per potersi accasare ed assaporare in pantofole le gioie e le amarezze del matrimonio, Topolino appare quasi sempre in compagnia di una fanciulla che è certo più di una fidanzata, ma è meno di una moglie, e non è pensabile (dato il pub_blicocui è destinata la storia) che sia un'amante. Il « senso della misura >>- cioè una sorta di reticenza, tipicamente americana, che è una terza via tra la pruderi-°e e la spregiudicatezza - interviene, automaticamente, ad appianare simili questioni, pur senza rispondere ad esse. L'unica cosa che si sappia di Minnie è che ella sostanzialmente convive con Mickey, del quale condivide le fondamentali caratteristiche fisionomiche e parte dell'abbigliamento; nella sua sagoma, la femminilità si rifugia tutta in un gonnellino à pois, che le arriva a mala pena al ginocchio, e dal quale fuoriesce, a tratti, un orlo merlettato. La « vita di relazione >> di Topolino è un elemento che contribuisce a porne in risalto il carattere, la superiorità. Agli amici, ai partners di Mickey manca sempre qualcosa perchè possano essere considerati delle - diciamo <.:osì- persone normali. Sono dei mediocri, o degli ingenui, o dei nevrotici. In ]oro l'animalità gioca un ruolo diverso che in Topolino (nel quale è sempre presente in funzione umoristica, ma mai come menomazione, come ridicolo); essi sono concepiti ciascuno sulla base dei limiti insiti nella propria natura bestiale, e perciò sono disegnati, volutamente, in maniera più stereotipata, prevedibile. Orazio, il cavallo - il quale, nei primissimi tempi non era neppure vestito, portava soltanto un colletto-collare che gli dava un'aria contegnosa, nobilmente equina - è un personaggio in penombra, buon amico, prestevole, ma in definitiva nulla più che una comparsa, di cuÌ tuttavia si immagina che possa avere anche una vita propria, fuori del fumetto. Con Clarabella -· che, se non fosse una mucca, potrebbe essere definita una donna da << Vecchio Sud >>, longilinea e ·sempliciotta - egli forma uno dei pochi mé- [100] Bibliotecaginobianco
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