Nord e Sud - anno VI - n. 53 - aprile 1959

che differivano da quelle del Corriere dei Piccoli soltanto per il fatto che quasi sempre erano meno originali e psicologicamente immediate, più rozze; e i balilla furono indotti a specchiarsi nelle gesta umoristiche di personaggi male imitati e, comunque, tutt'altro che marziali (2 2 ). Il piglio parodistico delle storielle rifatte sui modelli americani, l'aspetto fantoccesco di certe coppie la cui forza comica si basava tutta sulla disparità nella mole dei loro componenti (Lungolati e Pallottino, Coso/ungo e Cosotondo), le vicende di taluni gruppi familiari tesi nella crocifissione di un genitore debole e bonario (la famiglia Cocorito, il signor Fasemprebene, il signor Chesenimpipa), per quanto scaturissero tutti dalla penna di artisti italiani, riuscivano a dare ai lettori del Giornale dei Balilla « il senso e lo spirito della razza » esattamente con la stessa intensità con la quale i vari Fortunello e MioMao li instillavano ai lettori del Corriere dei Piccoli. Soltanto più tardi, le imprese belliche del Regime dovevano man ·mano conferire alla propaganda politica a livello infantile un suo stile autonomo, diretto, « funzionale », forzando anche il sagace equilibrio su cui il Corriere dei Piccoli aveva fondato le proprie fortune. Fino ad allora, la letteratura americana per l'infanzia doveva celebrare, indisturbata, i suoi fasti pittoreschi e gentili nell'Italia fascista. 4. La comparsa di Topolino Attentare alla supremazia del Corriere dei Pi'ccolz' non era certo impresa di tutto riposo, neppure per un personaggio dalle enormi risorse, come Topolino. Si trattò, in primo luogo, di introdurr~ gradualmente nei gusti infantili un nuovo tipo di figurazione umoristico-avventurosa, legato al genere comic da indubbie derivazioni di stile e d'invenzione, ma più moderno, rapido, cinematografico. La tematica del fumetto familiare americano trovava, nei personaggi di Disney, insieme dei seguaci e dei superatori, si moltipli- ( 22 ) Uno zelatore dell'educazione fascista della gioventù, il Fanciulli, notava infatti, in un suo articolo già citato, che il periodo migliore del Giornale dei Balilla fu il primo (quello della propaganda smaccata), e che in sèguito le sue pagine dovevano riempirsi di « puerili storielle». Cfr. « Il giornalismo per ragazzi, ecc. », cit. [97] Bibliotecaginobianco

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