del settimanale milanese, dalle fresche energie, dal casalingo spirito di intrapresa, dal sorridente e semplicistico realismo delle figurazioni umoristiche di Oltre Oceano. Su quelle paginette a colori i sogni dei bambini italiani parvero scrollarsi di dosso, d'un colpo, tutta la naftalina della retorica patria, sottraendosi al ricatto paternalistico dell' « educativo », dell' « edificante», del « lusinghiero ». La fantasia infantile aveva ottenuto un universo suo, dove poteva spaziare a proprio agio senza incontrarsi ad ogni angolo di strada con un monumento cui fare la riverenza. E questo era in fondo, a ben rifletterci, anche un modo per stabilire la necessaria distinzione tra due piani diversi di giudizio e di apprendimento, tra le cose serie e gravi e quelle dilettevoli; e insieme un invito a considerare in maniera più morbida, più autonoma, più propriamente ·infantile, le prime, ed a trarre, senza arrossirne, tutto il diletto possibile dalle seconde. La taccia di barbarie lanciata contro la nuova forma di narrativa grafica non era, come dicevamo, del tutto ingiustificata, in quanto nei comics veniva evidenziato quel tanto di nebuloso, di immediatamente fantastico •- di velleitario, se si vuole - che sonnecchia anche nelle menti più adulte. Era un mondo costruito su immagini psicologicamente elementari, schematizzanti, prerazionali, e vi si potevano effettivamente intravvedere - sia pure in una e< edizione >> più organizzata e plausibile - le tracce di quelle sagome estemporanee che ciascuno di noi deposita sulla carta quando è soprapensiero, e che gli americani chiamano i doodles. E tuttavia, ad onta di tale voluta « primitività », la verità dei comics filtrava attraverso una convenzione ardua, si esprimeva in un gioco formale estremamente sofisticato, che era più facile penetrare d'un balzo, sentendosene partecipe - con1e già capitava a milioni e milioni di lettori d'America - che interpretare e giudicare. Nell'ostracismo cui si tentò di condannare gli innocenti protagomstl delle storielle venute da Oltre Oceano c'era, in fondo, anche la confusa consapevolezza della loro capacità di vincere, di riformare, con la loro influenza, qualcosa del n1ondo educativo tradizionale, senza lasciarsene trasformare. Il castello pedagogico costruito dai padri sembrò vacillare quando, sul Corriere dei Piccoli, le funny p1:ctures, le vignette « barbariche >> e stra- _vaganti si trovarono gomito a gomito con i soggetti patriottici vecchio _stile,senza che questo connubio appari~se particolarmente stridente: sulla rosa di Maroncelli si andava posando un po' di rugiada statunitense, e [85] Bibliotecaginobianco
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