quasi automaticamente, tra il 1900 e il 1920, significati inattesi, stravolti. Il motivo universalistico, proprio alla nar rativa risorgimentale, si avviava ad essere scalzato, tra i miti dell'infanzia , dall' « amor di patria » intes0 come semplice « difesa del costume e della lingua, esaltaz ione di tutti i valori nazionali, del passato e del presen te, preparazione alle conquiste future» (3). Il tema del Risorgimento, passando in s econdo piano, cede impercettibilmente al tema di un Irredenti smo già gonfio di xenofobia, di· << odio inestinguibile ». La critica al parlamentarismo è un elemento che comincia a sovrapporsi, con il suo peso di seducativo, agli accenti libertari vecchio stile. Dell'atmosfera risorgimentale persiste, sul le pagine del Giornalino di Vamba, una larvata areligiosità (i redatt ori del settimanale si conside- · ravano i discendenti diretti della generaz ione dell'Italia unita, di quella generazione che aveva « volto le spalle alla Chiesa »), la quale diventa anch'essa un supporto degli incalzanti spi riti dannunziani. I vecchi filoni narrativi, s_uiquali si erano educate le g enerazioni dell'Italia crispina e giolittiana, appaiono sempre più infeudati ai motivi di una retorica che, per quanto ancora agli ·albori, già si apprest a a superare tutti i limiti, morali e di gusto; le tendenze più recenti afferma tesi nella letteratura per l'infanzia del tempo, suila scìa del Collodi e dell e sue felici esperienze fantasticoumoristiche, sono giudicate, dai redattori del settimanale fiorentino, del tutto disadatte ad assolvere il ruolo di un l ievito educativo per gli « italiani di domani » (4 ). Le pagine del Giornalino non sono più, insomma, un messaggio ricreativo indirizzato all'infanzia, r edatto senza soverchie pretese e tinto di bonario umorismo (alla Collodi, appunto); vogliono essere - su ( 3) Giuseppe Fanciulli, « Il giornalismo per ragazzi; quello che è stato, quello che è e quello che potrebbe essere », in Scuola italiana moderna, a. XLVIII, novembredicembre 1938. ( 4 ) Di questa sorta di allergìa di cui soffrivan o gli scrittori del Giornalino nei riguardi di Collodi fanno fede numerose espressioni c ontenute nell'articolo citato (e in altri ancora) di Giuseppe Fanciulli, oltre c he vari spunti polemici sparsi qua e là nel le pagine del settimanale. Giuseppe Ernesto Nuccio - che fu, tra i redattori del Giornalino, forse il più antiquato e noioso - nel numero del 30 gennaio 1910 indicava con sarcasmo la «ricetta» occorrente ai suoi t empi per scrivere un libro per bambini c he potesse venir considerato à la page: «mescolare nel crogiuolo della melensagg ine il 20% di birichinismo pinocchiesco, il 50% di avventuroso strabiliante e il 30% di reto- [80] Bibliotecaginobianco
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