Nord e Sud - anno VI - n. 53 - aprile 1959

seguaci vi fosse un rifiuto troppo perentorio dell'esperienza socialista o un po' di ingenuità gladiatoria da superatori, può essere vero; ma è vero, altresì, che gli uomini di « Giustizia e Libertà » vedevano assai lucidamente l'ossificazione dei socialisti, la loro sonnolenza ideologica, la loro· fossilizzazione, che essi erano infinitamente più moderni dei socialisti. Che poi tutti insieme si ritrovassero a combattere in Spagna contro il fascismo, non toglie nulla al divario che s'è accennato e non può far dimenticare il senso di quelle polemiche e la giustissima esigenza che era all'origine delle vivaci prese di posizione di « Giustizia e Libertà ». Basta per rendersene conto riflettere per un momento all'atteggiamento che gli uni e gli altri tennero innanzi alla vittoria di Hitler in Germania: i socialisti, infatti, non videro in quell'avvenimento altro che la prova della validità e consistenza della tesi dello scontro frontale tra borghesia e proletariato e mostrarono, perciò, ancora una volta la loro incapacità ad intendere ciò che avveniva; mentre Rosselli, ch'era fuori di ogni schema, intuiva già, con profetica lucidità, che lo scontro avrebbe avuto a protagonisti non le classi tra loro, ma gli stati, quelli totalitarii e le democriazie liberali. · Non solo nei massimalisti, dunque, ma anche nei loro avversari 'unitarii' v'era un singolare difetto di ripensamento e di aggiornamento ideologico, v'era la riluttanza ad uscire fuori degli schemi, quegli schemi - ha notato Galli su Il J\tI.ulinoJ non senza una punta d'ironia - mercè i quali i socialisti sogliono prevedere sempre tutto fuorchè i tempi della loro azione. Il mondo andava per un suo verso che rifiutava di piegarsi alle formule marxiste, le divisioni tra gli uomini e tra le nazioni non rientravano nel quadro precostituito; e tuttavia i socialisti continuavano a parlare di lotta di classe, d1 scontro frontale tra borghesia e proletariato, di dittatura del movimento operaio, di Comune e di Ottobre Rosso. In alcuni poteva essere una fuga innanzi alle responsabilità; nei più era una fuga innanzi ai problemi, pigrizia intellettuale, fastidio delle domande inquietanti, che potevano costringere a rivedere tutto. La storia del socialismo italiano, anche la più recente, è piena di questo stanco adagiarsi nelle formule per evitare la pena di studiare e di pensare, per evitare il rischio di porre in discussione tutto intero il prop1io sistema per veder chiaro nelle cose. Si spiega, così, che l'atteggiamento dei socialisti nei confronti dei comunisti abbia potuto essere tanto incoerente e contradclitorio. I comunisti erano i fratelli traviati che bisognava ricondurre sulla giusta strada, e tuttavia. si avvertiva nei loro confronti un singolare complesso d'inferiorità per quello ch'erano stati capaci di realizzare in Russia, per la spregiudicateua di cui davano prova, per la loro modernità. L'attenzione, a volte puntigliosa, a segnare le distanze da essi si accompagnava ad una ricerca dispet-ata dei punti d'incontro, ad una celebrazione della mistica unitaria, al vagheggiamento [54] Bibliotecaginobianco

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