Nenni e Saragat nella storia dell'Avanti! La prima domanda che vien fatto di porsi dopo la lettura del secondo volume della Storia dell'Avanti (1926-1940) di Gaetano Arfé è quanti socialisti del PSI l'abbiaI?-o letta e_quanti ne abbiano valutata veramente la lezione che contiene. Le violente risse ideologiche e politiche che divisero in quegli anni i massimalisti dai loro compagni, ad esempio, quale contributo· portarono alla lotta antifascista? « Su questa linea (su quella, cioè del massimalismo) - è quasi costretto a scrivere l'autore - l'Avanti sfugge sì alla morale facile di chi valuta solo o soprattutto quantitativamente le forze in gioco; ma per la via . della rescissione di ogni legame col restante mondo dell'antifascismo, si rinchiude nella nostalgia della Comune, mentre intorno ad esso, tl"a incertezze, sbandamenti ed errori, si pongono le premesse ideali e politiche della Re:sistenza, in Italia e in Europa »: è un giudizio obiettivo e lucido, nient'affatto dettato da pregiudizi partigiani (più volte, del testo, Arfé sottolinea quelle note di fondamentale generosità e di profondo rispetto per la persona umana che furono tipiche dei vecchi massimalisti, e che difficilmente si trovano in coloro che oggi ne sono, in qualche modo, gli eredi), ma che mette a nudo, tuttavia, una carenza decisiva del massimalismo socialista. Persi dietro il mito dell'urto frontale e definitivo tra borghesia e proletariato, dominati dai ricordi dell'Ottobre Rosso, i massimalisti si isolano dalla realtà: la loro fede e l_a ]oro onestà possono essere immense, ma sono inutili: la fede può anche muovere le montagne, ma non può muoverle dove non ci sono! E a questo punto non si può fare a meno di rilevare che il problema va bene al di là dell'isolamento massimalista dal fronte antifascista in esilio e investe cose anche più grandi. D'altro canto, se si considerano la lunga battaglia unitaria di Nenni, lo sforzo suo e dei suoi amici di tenere in vita le articolaz:oni che univano i socialisti agli altri gruppi antifascisti, la diagnosi che da questa parte veniva data del fascismo stesso, non si può negare che si è in presenza di una più vivace attitudine a tenersi aderenti alla realtà, di una maggiore. spregiudicatezza critica rispetto al passato, di un più autentico senso della battaglia effettiva da combattere. Pure, se si volesse spingere a fondo l'analisi per trovare negli scritti del Nenni dell'epoca un approfondito ripensamento dell'ideologia e della prassi socialista, si rischierebbe di restare fortemente delusi. Non v'è nulla in Nenni, o negli articoli del suo giornale presentati come editoriali, che vada al di là dell'osservazione empirica che l'avvento del fascismo aveva segnalato il tramonto così del vecchio massimalismo intransigente come del vecchio riformismo parlamentaristico; e dietro l'affermaz:one che occorreva costruire in modo nuovo il movimento socialista si sospetta il vuoto. E la riprova di ciò si ha nel fatto che il Nuovo Avanti! si eserciterà anch'esso nella polemica contro « Giustizia e Libertà » : che in Rosselli .e nei suoi amici e [53] Bibliotecaginobianco
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