tica offesa al buon gusto. Ci si potrebbe obiettare che questa sagra della povera felicità contadina ha origine proprio in un esperimento, peraltro ammirevole, di Renato Castellani: « Due soldi di speranza >; un film che, rompendo gli schemi in cui rischiava di rinchiudersi il cinema italiano del ·dopoguena, proponeva una nuova via, aperta ad una più sorridente cordialità àd una fresca ingenuità, e, comunque, ad una certa visione ottimistica per lo pii'1 M:onosciuta alla severa atmosfera delle opere precedenti. lvia l'obbiezione, non del tutto infondata, non tocca la validità di un movimento che ha lasciato profonde tracce nella storia della nostra educazione civile. Ogni confusione, ogni sommaria generalizzazione reca in sè l'intento - non importa se confessato o no, se più o meno cosciente - di svalutare la più commossa testimonianza di un pet-iodo che si rifiuta al conformismo delle patrie glorie. E forse tutto questo Montanelli lo sa bene, ma una sorta di « risacca di memorie'» lo trascina a ricordare volti ed imprese di eroi domenicali ormai lontani nel tempo: suggestione sentimentale, vogliamo credere; e ci auguriamo che sia soltanto questo. In fondo, a leggere tra le righe della sua prosa, « Ladri di biciclette> come « Susanna tutta panna », i « Vitelloni » come « Gagliardì e pupe» sono tutti egualmente documenti di un clima prosaico e antieroico, di un'Italia miserella e dimessa,. di un paese che - guarda caso - assai raramente permette di imbattersi in un Edipo, un Oreste, una Elettra, o - tanto per tornate ai personaggi di una più vicina e domestica mitologia - in un Luciano Serra pilota (e perchè non anche nei Fantasmi di Giarabub, nei Cadetti dell'Alcazar, nei baschi e nei teschi della Decima?). Giacchè tutto il succo del discorso sta proprio in un paragone che salta fuori inatteso: se oggi accade tutto questo, se il panorama che si offre ai nostri occhi è così squallido e desolato, « prima della guerra », medita Montanelli, « non era così... un piccolo vivaio di «protagonisti» si era formato. Un Fosco Giachetti, un Nazzari, un Osvaldo Valenti ... erano più o meno credibili nella veste di un Luciano Serra pilota. La gente era disposta a ritenerli capaci di imprese come quelle. Per il semplice motivo che anche nella vita se ne incontrava ... » Ora, a parte la probabilità di questa tesi, e senza voler scendere nel merito a confutare il e clima eroico » dell'Italia anteguerra e mussoliniana, a noi basta osser.vare che, se allora era più facile imbattersi in piloti, paracadutisti, « vecchie guardie » trasvolatori e altre figure e figuri, imbevuti di dannunzianesimo, ma - come mostra di credere il Montanelli - effettivamente presenti nella :realtà di ogni giorno, non vediamo perchè, oggi, di fronte agli operai e ai pensionati di De Sica, ai « barboni » di Zavattini, ai camionisti (Montanelli sembra dimenticare che « Ossessione » è del '42) e ai •pescatori di Visconti, non valga lo stesso discorso. Ma, mentre la produzione anteguerra era fatalmente condizionata dal clima « duro » e da una rovente poetica dell'audacia romana, e quindi le figure che essa esprimeva risultavano improbabili non diversa-· [49] Bibliotecag·inobianco
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