Nord e Sud - anno VI - n. 53 - aprile 1959

tore e realizzatore della rubrica, sibbene come testimonianza di una condizione della vita italiana, di una sua dilagante vocazione al macchiettismo, al luogo comune, alla volgarità dialettale. « In un mondo di macchiette creare personaggi è difficile » : così il Montanelli iniziava il suo « pezzo ». E già nel titolo si chiarivano i motivi di una polemica, che, opponendosi alla decadenza di un costume e al qualunquismo dell'intelligenza, propnio in nome di quest'ultima rischia di cadere in un preziosismo aristocratico ed intellettualistico, assai vicino a posizioni che, in ultima analisi, finiscono per dimostrarsi anch'esse qualunquistiche e sostanzialmente reazionarie. Le considerazioni del Montanelli partono da constatazioni che, entro certi limiti, anche noi possiamo accettare: la degradazione del nostro costume, la tendenza a risolvere la realtà umana - financo la propria - in una serie di « maschere fisse », a cui ciascuno si sente legato, responsabile di fronte a se stesso ed agli altri. In un ambiente siffatto un attore come Gassman non trova posto, resta estraneo, isolato se non addirittura deriso. Portato per cultura, doti fisiche, intensità drammatica e stile aulico, a dar vita a personaggi eroici, complessi, possenti, alle creature della grande tradizione classica, gli è avvenuto che il suo « luminoso mezzogiorno» sia caduto in un'Italia « crepuscolare e vernacolare, che all'eroismo sembra aver rinunciato per sempre »; di questa Italia, continua il Montanelli, « il vero fedele interprete è il cinema ·neorealista', come ormai lo si chiama per una convenzione accettata da tutti. Di esso si può dire tutto il male che si vuole, e Dio sa se ne mancano gli argomenti. :Ma non gli si può certamente contestare di essere lo specchio della nostra società, anche se l'immagine ch'esso ne riflette ci fa fremere talvolta, di indignazione. Certamente esso si compiace del brutto e sottolinea il vergognoso. Ma i « vitelloni » ci sono. Noi stessi veniamo dai loro ranghi. Per la « strada » di Fellini ci siamo passati, di qualche «bidone» siamo rimasti vittime. E di personaggi quali solitamente interpreta Alberto Sordi ne incontriamo ogni giorno, casalinghi seduttori, vigliacconi altrettanto facili alla lacrima e all'imbroglio. Non dico che tutta l'Italia si esaurisca in questo mortificante repertorio. Ma che sia questo mortificante repertorio a caratterizzare il 'tipo nazionale' non c'è dubbio». E qui, anzitutto, sarà bene chiarire l'equivoco - cosciente o no - in cui ci sembra cadere il brillante « invito » del Corriere. Indubbiamente, in que.; sti ultimi anni, il nostro cinema ci ha dato una lunga serie di opere quanto mai mediocri, prodotti di un gusto desolante, espressioni di un facilismo che, lungi dall'esser denunciato nei modi della satira, ha costituito e costituisce un « puro » divertimento per i più grossolani palati. Sfruttando il filone scoperto da Comencini in « Pane amore e fantasia », accettando ed esasperando tutta la risibile iconografia che questa pellicola proponeva: povertà che non è miseria, parroci, levatrici, serve-mezzane, marescialli, sindaci e carabinieri, [47] Bibliotecaginobianco

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