Nord e Sud - anno VI - n. 53 - aprile 1959

e in particolare con la relazione che all'Assemblea generale della Confindustria ha te~uto l'ing. De l'vlicheli. È stata infatti, questa, una polemica assai illuminante, dalla quale è risultato che « la nostra massima organizzazione industriale presume di insegna.re agli americani ed agli inglesi come si fa a competere coi comunisti in India, nell'Irak o nel Pakistan; ma dimentica di dimostrare agli stessi americani ed inglesi come si fa a ridurre la depressione, e quindi il comunismo nel nostro paese ». Le conclusioni di questa polemica sono tali che lo stesso on. Malagodi ha dovuto tenerne conto ed uscire dal sistema di reticenze in cui è rimasto sempre chiuso tutte le volte che sono entrate in discussione le responsabilità della iniziativa privata italiana di fronte alle zone depresse ed alla disoccupazione. Si potrebbe dire anzi che la buona fede dell'on. Malagodi nell'imprimere una accentuata caratterizzazione liberista al partito liberale nel paese di Benedetto Croce e della questione meridionale - nel paese, cioè, in cui più che altrove era lecito distinguere fra liberalismo e liberismo - può risultare più o meno provata proprio in base alle posizioni che ufficialmente lo stesso on. Malagodi si sente in gr~do di assumere quando si apre una polemica come quella opportunamente ingaggiata da La Malfa per richiamare l'attenzione di tutta la classe politica italiana sui singolari e contraddittori atteggiamenti della Confindustria. La reticenza ovviamente non basta in questo caso; specialmente se <ti pensa che la sua posizione e la sua stessa biografia dovrebbero conferire al-. l'on. Malagodi, nei confronti dei quadri della Confindustria, una autorevolezza veramente considerevole. Fino a che punto dunque è stato reticente l'on. Malagodi di fronte ai problemi d'indirizzo politico sollevati da La Malfa in polemica con la Confindustria? Certo l'articolo che l'on. Malagodi ha pubblicato sulla Tribuna dopo i discorsi dell'on. Segni alla Camera ed al Senato (« La sfida della fiducia», nella Tribuna del 15 marzo) potrebbe essere interpretato come un considerevole passo avanti e come una presa di posizione responsabile e dignitosa, dettata dall'esigenza di mettere i « notabili dell'economia privata italiana » davanti alle loro responsabilità: la stessa esigenza, cioè, che era stata avvertita due settimane prima da La Malfa. l\tla l'articolo dell'on. ìvlalagodi insisteva con pesante ironia tutta qualunquistica nella ·tradizionale, tendenziosa denigrazione di « quei malinconici democristiani e laici di sinistra » per i quali esisterebbe un problema di « riforme di struttura »; giustamente gli è stato quindi replicato sulla Voce Repubblicana dallo stesso La Malfa che, « per riforma di struttura, i sinistri democratici intendono tutti quegli aspetti di una politica coordinata che devono portare il nostro paese a risolvere i problemi che così chiaramente e perspicacemente il segretario del Partito Liberale intravede » : disoccupazione e aree depresse in primo luogo. La verità è che l'on. 1\,falagodi non tiene conto di due considerazioni f36] Bibliotecaginobianco

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