Nord e Sud - anno VI - n. 53 - aprile 1959

più seria e vera, che n0n è l'incoorenza delle idee o delle formule, ma fincompatibilità reciprotà delle azioni) il giorno che il suo editore, diventato improvvisamente dittatore in una' certa parte del mondo, vi proibisse ogni altro libro al di fuori del su:o,o anche soltanto gli assicurasse una diffusione privilegiata ? Si può, dunque, e si deve respingere con energia l'accusa che anche le teorie della toller<;1nzasiano sempre ,condannate ad essere esse stesse, alla fine, intolleranti. È vero che molte dottrine di questo genere possono essere state formulate in modo, che lo spirito della tolleranza vi risultava ucciso dalla lettera della teoria. L'autentica teoria della tolleranza è soltanto quella la cui lettera è invece, per così dire, formulata in modo da non infirmarne affatto lo spirito. E qui vediamo, allora, anche il più profondo significato di questa antica contrapposizione: la contrapposizione dello « spirito che vivifica » alla « lettera che uccide ». Questa famosa formula, sappiamo bene, s'incontra in San Paolo, nel capitolo terzo della seconda lettera ai Corinzii. Il greco di San Paol0 è, come sempre, così appassionatamente immaginoso e metaforico, che anche il più esperto commentatore resta spesso incerto circa l'esatto significato di quel -che egli intende dire. Non c'è tottavia dubbio che, in genera\e, .la «lettera» è -per lui l'antica Legge, incisa nelle tavole di Mosè, ·mentre lo <<spirito» è il comandamento nuovo, il nuovo patto, iscritto, come egli dice, « non con l'inchiostro, ma con lo spirito del Dio vivente, non in tavole di pietra ma nelle tavole di carne dei cuori» (II Cor., 3, 3). E la lettera dell'antica legge «uccide» perchè il suo intento precipuo è quello del giudizio e della condanna, mentre lo spirito della nuova «vivifica» in quanto è piuttosto amore e misericordia, grazia e salvazione. Ma è anche vero che, nella tradizione posteriore, la formula paolina non è stata intesa soltanto in questo senso più specifico, ma anche in quello, più largo, della necessità di combattere l'angustia delle interpretazioni let~ terali di ogni norma di condotta. È questo è il grande motivo antifarisaico della predicazione di Gesù. Gli ortodossi gli conducevano di fronte l'adultera e gli citavano la formula della legge che imponeva di lapida'rla; ed egli la salvava appellandosi al moto di vergogna deìla loro coscienza di giudici. Così, anche attraverso l'etica moderna, si ripete la polemica contro la precettistica, contro la casistica dei gesuiti, contro la pigrizia morale manife- [29] BibliotecaG1noBianco r

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==