discutere, non è essa stessa una dottrina? Dire che la volòntà di comprendere gli altri, di porsi dal punto di vista altrui, costituisce la radice e la forma universale di ogni moralità e di ogni civiltà, non significa enuncìar'e qualcosa che, appunto, si afferma come vera, e che quindi è una v·er-ità, una teoria, o, nel vostro linguaggio, un logo? C'è dunque, allora, almeno .un logo, che non è soggetto al dialogo: che non è, per così dire, un logo nel dialogo, ma il logo del dialogo. E quindi voi non potrete ammettere che esso venga discusso. Sarete dogmatico e intollerante rispetto ad esso. E quindi smentirete, nel tener fermo con intransigenza alla vostra teoria della tolleranza, quello stesso spirito di tolleranza di cui pure affermate l'universale doverosità ». L'obiezione è importante, non foss'altro perchè rinnova, con assai.mag- .giore rigore tecnico, l'argomento spesso usato dai nemici del liberalismo e dello spirito di tolleranza. Se i liberali finiscono per essere dogmatici e intolleranti quando è in questione il loro liberalismo, tanto vale ammettere fin da principio che ciascuno è dogmatico e intollerante rispetto ad ogni verità, in cui realmente creda e -chegli stia a cuore. Questo argomento, sappiamo bene, è stato spesso portato in campo nelle polemiche contro i sostenitori dello spirito di tolleranza e della libertà di coscienza. E si è detto, •in tal senso, che i << liberi pensatori » erano coloro che non avevano nessun pensiero in testa, perchè se ne avessero avuto qualcuno non sarebbero stati -liberi di non pensarlo. Siccome argomenti di questo genere sono stati adoperati non solo dai dogmatici delle varie confessioni e ideologie ma anche da pensatori più sed, che non si accorgevano di fornire con ciò le migliori armi dottrinali per le negazioni fasciste o comuniste della libertà, si vede quanto sia importante esaminare quella più rigorosa argomentazione filosofica, che abbiamo testè presentata come possibile obiezione, e che costituisce il fondamento di tutte le altre. Ora, l'obiezione ha un duplice aspetto, ed esige quindi due risposte.distinte. Il primo aspetto è il meno importante, ma non può essere passato sotto silenzio, perchè parecchi filosofi continuano ad ascrivere grande pes·o a questioni di questo genere. Sono le questioni del rapporto fra la conoscenza e la volontà. Siccome qui si parla di volontà di comprendere, e si afferma che essa è il principio universale della moralità, è facile (anzi è suggerito, direi, dalla più. consueta tradizione filosofica) il veder le cose nel [27] Bibliotecaginobianco
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