ricordato, al 1944; prima di allora, nel periodo prefascista, il sindacalismo libero aveva trascurato, in un certo senso, la figura del coltivatore non subordinato, il quale, benchè si presentasse come uno dei protagonisti della vita nelle campagne, difficilmente poteva essere assimilato nelle organizzazioni classiste che assunsero, tra la fine del secolo scorso e gli inizi del Novecento, la tutela e la difesa delle masse agricole. È 11ota l'avversione dei sindacati socialisti per la piccola proprietà; e anche quando l'evoluzione delle campagne e la necessità di contrastare il proselitismo dei «bianchi>>, insieme con una più matura riflessione politica, imposero un avvicinamento ai problemi dei mezzadri e deglj affittuari, la Federterra non nt1trì mai soverchie simpatie per i piccoli proprietari (5 ). Diverso fu invece l'atteggiamento del sindacalismo cattolico, cui si devono numerosi tentativi, fatti nello stesso periodo, di dar vita a istituzioni solidaristicl1e (società di mutua assistenza, cooperative, associazioni, casse rurali, ecc.) tra quei piccoli proprietari, mezzadri e affittuari che rimanevano vicino all'ideale di una società cristiana, il quale dà risalto appunto .alla figura del piccolo proprietario, conduttore dell'azienda familiare di modeste proporzioni, ritenuta fondamento insostituibile di un ordine sociale perfetto (6 ); senonchè, pur dopo che le associazioni tra i piccoli produttori e le istituzioni economiche <<bianche» realizzarono le prime forme di collegamento, dapprima entro l'Unione economico-sociale dei cattolici italiani, e in seguito, durante la prima guerra mondiale, entro alcuni organismi nazionali (la Federazione dei piccoli proprietari, la Federazione dei mezzadri e piccoli affittuari, la Federazione dei lavoratori lagricoli), l'unita della categoria fu scarsamente sentita, e distinte nei metodi e nei fini rimasero le varie federazioni, come distinti erano gli interessi che muovevano i rispettivi aderenti. ( 5 ) Sull'evoluzione dell'atteggiamento dei socialisti nei confronti della piccola proprietà e della categoria dei coltivatori diretti nei primi decenni del secolo, cfr. Luigi Preti: Le lotte agrarie nella valle padana (Einaudi, Torino, 1955). ( 6 ) Si pensi al risalto che le encicliche pontificie a cominciare dalla Reruni Novarum, danno all'indirizzo del piccolo-proprietario che non era senza precedenti, come ha rilevato il Preti, nella storia della Chiesa. Sull'attività dei cattolici nelle campagne, sia nel campo della cooperazione che in quello delle associazioni profes• sionali, rimandiamo al citato vo]urne del Preti. [13] Bibloteca Gino Bianco
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