tre deux eaux, mais accomplissent des longs percours et rien n' échappe à leur regard ». Sulla piazza sporgono i balconi e i terrazzi dei funzionari, dei proprietari, di Matteo Brigante: un singolare mafioso, violento mellifluo stupratore e paraninfo, amico dell'aitante Commissario, << en train de créver dans cette ville dont personne n' a jamais réussit à s'échapper ». Dietro le finestre serrate, Donna Lucrezia - la n1oglie del Pretore - rileggendo per la quattordicesima volta la << Chartreuse », nutre la sua vocazione ad un bovarismo che non tarderà a manifestarsi in modo clamoroso: sino a che, cioè, il solerte Commissario non avrà applicato anche su di lei tutti gli ingredienti della sua infallibile ricetta erotica: « séduction, pos- • session, dépravation, rupture ». Lontano, e non soltanto topograficamente, sibbene in modo diverso, chiuso nella sua indifferenza, orgoglioso di una tradizione che non gli è venuta soltanto dai suoi padri, ma che egli stesso si è costruita, quasi traendola dal fango delle paludi in cui era sprofondata da tempi remotissimi la nobile città di Uria, Don Ce- . sare, il vecchio signore di Manacore, guarda indifferente alla rovina della sua proprietà, al tramonto delle ambizioni, ad ogni << réverie >> che non sia quella sconnessa, suscitata dal volo di un uccello palustre dall'estuario del lago ai canneti della riva. Il mito pagano, contrappunto continuo ad una vita intensamente vissuta, ricca di incontri e di esperienze, lo ritrova in punto di morte; ché, ancora di tempra fortissima, il Signore è afflitto da una complicazione sifilitica - retaggio delle sue intemperanze giovanili - che lo porta ad una morte la quale assume i toni,. il respiro e la solennità di una remota liturgia precristiana: per l'ultima volta la mano del vecchio si posa sul seno sterpigno di una fanciulla che gli si offre come ad una divinità. Dalla finestra aperta sul mare il silenzio diviene quasi tangibile,. sino a che si rompe nell'ansimare di un Diesel e nei primi rovinosi lamenti delle donne. Questa figura, che, per la complessità che ne è alla base e per i tanti motivi che vi confluiscono, costituisce l'aspetto più interessante e problematico del romanzo, assolutamente nuova, non è - certamente - improbabile. In realtà, la letteratura meridionale ci aveva già proposto personaggi la cui decadenza si spiegava nelle condizioni di ambiente e in un ancestrale, irreducibile lassismo, destinato a frustrare ogni generoso slancio iniziale; . . . . ma mai 1n un personaggio s1 erano presentate componenti tanto diverse e sottili. D'altra parte, mentre in precedenza queste figure di intellettuali rinunciatari e mortificati erano assunte a modulo di una determinata condizione geografica ed umana, nel nostro caso, il Vailland, pur tenendo conto delle causanti ambientali, ha insistito sulla singolarità del personaggio, sino a tracciarne un'affettuosa ed indulgente biografia ideale, che quasi rap- . ' presenta una storia a se, con un suo paesaggio e una sua coerente mitologia decadentistica e umbratile. Il Sud di Don Cesare è veramente una terra fuori del tempo presente: la terra cara all'archeologia dell'epoca romantica e ai viaggiatori nordici. Egli stesso, anche se formato su Vico, e lettore di Croce, anche se irreducibilmente laico, non spin- [120] Bibloteca Gino Bianco
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