tiegli ambienti del partito di maggioranza relativa, i progetti di nuovi allineamenti, non lasciavano presagire niente di buono. Disgraziatamente 1ion ci eravamo ingannati: abbiamo potuto sperimentare le nuove idee e i nuovi progetti in occasione della più grave criJi internazionale dopo . la guerra di Corea. E mentre il Ministro degli Esteri italiano propone a Parigi un consolidamento· dell'alleanza atlantica su/, piano politico, alle 11egazionidi Dulles fanno eco· da Roma gli articoli di fondo dell'organo uffic1:aledemocristiano. Si dice che occorre una revisione della nostra politica estera e si lascia intendere quali dovrebbero essere le modalità di una tale revisione: allineamento solo sulla politica americana, tiepidezza europeista, ,listacco dalla politica anglo-francese, presenza italiana nel Medio Oriente. E si ricorda a conferma che i « colonialisti tradizionali » ( proprio così, proprio come nella mozione conclusiva del congresso del P.C.I.) sono ormai tramontati, e che è necessario adattarsi ai tempi nuovi. E si sente proprio parlare in termini di realpolitik, e dire che ormai gli inglesi devono cedere il posto agli americani nel Medio Oriente, dal momento che sono odiati dalle popolazioni arabe; mentre i loro eventua/,i successori sarebbero invece amati, anzi prediletti, ad onta del colore della loro pelle! Ora, per quanto si rifletta su tutti i dati della situazione, una solo spiegazione (si badi bene: diciamo spiegazione e non giustificazione) viene in mente. Che si parli cz·oèdi politica estera e si pensi invece alla politica interna, che un abile regista stia preparando una grande operazione di politica interna. Rovesciare il governo Segni, anticipare le elezioni presentando al paese un governo monocolore ed un partito democrzjstiano·che chiede la maggioranza assoluta. E tentare di ottenere tale maggioranza tion solo facendo leva sul sentimento diffuso secondo il quale la D.C. sarebbe il solo partito adatto a far diga al comunismo e ad assumere totali responsabilità nella direzione della cosa pubblica, e non solo prendendo di contropiede il P.S.I. mentre esso è in una posizione di faticosa elabora-- zione di u1ia nuova piattaforma politica. Ma anche respingendo inesorabilmente da sè i partiti di democrazia laica, tutti partiti di democrazia laica, col porre tra essi e il partito cattolico il vallo insormontabile della politica estera; e insieme tentando di raccogliere i delusi del P.C.I. che fossero ancora sotto la pressione psicologica comunista per i temi di politica estera, e che aderirebbero perciò più facilmente ad una Democrazia Cristiana che apparisse <<rinnovata»proprio su questi temi. Così - nelle intenzioni [4] Bibloteca Gino Bianco
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