Editoriale Tutti i democratici italiani avevano sperato che il « discorso di Castiglioncello >> di Fanfani sarebbe stato presto dimenticato come lo fu il « discorso del Ca1npidoglio » di Pella; e tutti i democratici italiani hanno pro- • vato la medesima, amara delusione. E ci si è ormai abituati alle periodiche dichiarazioni di ambienti autorevoli del partito di maggioranza relativa, di portavoce della segreteria della Democrazia Cristiana, sui maggiori problemi italiani e sulla condotta della politica estera del paese, di·ssonanti e contraddittorie rispetto alle dichiarazioni e ai concreti atti del Governo,. Si è andati fino a sfiorare la cri.si; si è inventata perfino una nuova teori·a, irz nome della quale gli iscritti e i dirigenti del partito possono avere certe idee sulla politica estera i·taliana, e gli eletti del partito o gli eletti degli eletti possono avere idee del tutto diverse sulla politica estera italiana. Si è visto Il Popolo gioire per certe dichiarazioni del Segretario di Stato aniericano all'ultimo Consiglio Atlantico, dichiarazioni che tutti i circoli responsabili italiani ed europei hanno concordemente trovato preoccupanti. Cosa accade, dunque? Accade una cosa gravissi·ma: per la prima volta nella storia ita/,iana di questi ultimi dodici anni il partito democristiano si trova diviso sui temi fondamentali della politica estera; per la -prima volta la segreteria generai.e del partito rompe con la tradizione di politica estera della Repubblica italiana, con la tradizione di Sforza e di De Gasperi, atlantica ed europeisti.ca; con quella tradizione che, al di là di tutte le frammentazion/, univa i democratici contro il totalitarismo comunista e contro il nazional-f ascismo ,/ella destra. Da molto tempo avevamo avvertito che un mutamento era i1z aria; già qua/,che mese fa scrivemmo clie le nuove idee che si udivano [3] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==