Nord e Sud - anno IV - n. 26 - gennaio 1957

protagonisti acquistino una consapevolezza più piena; che si giunga a elaborare prospettive di nuovi assetti istituzionali nell'impresa di interesse generale; che la discussione possa alimentarsi di una aggiornata cultura politica, economica e giuridica. Anche i problemi delle professioni liberali e delle << nuove professioni » ne riuscirebbero direttamente illuminati. Mentre, infatti, le forme concrete I di esercizio e la stessa disciplina giuridica delle libere professioni tendono progressivamente ad assimilarsi a quelle dell'impresa (studi associati a competenze multiple; aspetti industriali di alcune professioni; figure intermedie tra la libera professione e la consulenza interna d'impresa) (12 ), per converso, il tradizionale prestigio, i valori operanti, e certi aspetti della disciplina giuridica delle professioni, paiono prestarsi assai 1neglio a tutelare la dignità e il carattere creativo e inventivo della prestazione intellettuale; sì dct far pensare a una possibile assimilazione nel sensq inverso (e vi è una tendenza, ad esempio, tra i chin1ici impiegati presso industrie, per l'ammissione negli albi professionali, in cui si ravvisa una tutela integrativa e per certi rispetti più efficiente rispetto a quella sindacale). «Tecnici» non subalterni, professioni non parassitarie, rappresentano, in questo ambito, ceti socialmente progressivi, forze operose dell'Italia moderna. Anche per questo sarebbe errato accedere frettolosamente agli schemi della « rivoluzione manageriale » alla Burnham, quando proprio le libere professioni sembrano offrire una ben altrimenti persuasiva forza di mito e valore di tradizione civile. Del resto, la stessa « rivoluzione dei tecnici » è suscettibile di almeno eme ben diverse interpretazioni: quella autoritaria, tecnocratica, vagamente evocante il mondo di « fantascienza » del suo più noto teorico (1 3 ), che nega nella storia ogni valore ideale, e finisce col porre, ad esempio, roosveltismo, ìeninismo e fascismo sullo stesso piano, come espressioni _ideologiche equivalenti del potere dei tecnici; e l'altra, che ci rimanda al liberalismo mo- ( 12 ) Tullio Ascarelli: « Teoria della concorrenza e dei beni immateriali», (Milano 1956j~dove sui fenomeni di « industrializzazione » delle professioni, e sulla I;>iÙ interessante giurisprudenza relativa, vedi specialmente a pagg. 19-20, 53-54, 142. ( 13 ) Il libro del Burnham è del 1940, e la sua prima traduzione italiana è del 1946. Ma i suoi precedenti intellettuali americani erano noti in Italia, e non avevano mancato di sollevare discussioni: vedi Virgilio Dagnino, Tecnocrazia (Torino 1933). [44] Bibliotecaqinobianco

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