noramento della noStra istruzione superiore (già in parte avvenuto). Vi è ii pericolo, insomma, che, in difetto sia di educazione familiare e ambientale, sia di tradizioni di cultura e di responsabilità sociali (giacchè la scuola non fa che •Continuare, utilizzare e rendere esplicita l'opera educativa che è della società tutta intera), si ottenga come risultato non la formazione di alte competenze tecniche e di reali attitudini direttive, ma quella di un ceto burocratico, subalterno e mentalmente impacciato, incapace di sostituirsi all'attuale classe dirigente industriale, cristallizzata e deteriorata dalle sue chiusure corporative. Un ceto, insomma, portatore a più o meno lunga scadenza di arretramento tecnico e di appesantimento politico e sociale, sia per difetto di educazione scientifica sia per mancata impostazione, in termini moderni, del problema della « formazione generale ~>. Da ciò può derivare il consolidamento e la diffusione di una mentalità non tanto «tecnocratica», quanto piuttosto di <<tecnici puri »; cioè, come è stato ben osservato, dei · « reazionari puri >> del nostro tempo. Ecco quindi l'importanza decisiva della selezione universitaria: proprio (la un corretto e rigoroso funzionamento della selezione universitaria di: pende se l'ascesa attraverso la laurea costituirà una spinta progressiva o una reazione involutiva nella vita del nostro paese. 7. Ormai non dovrebbe essere più necessario rammentare l'insegnamento marxista secondo cui le posizioni di direzione e di controllo del processo produttivo non costituiscono semplici posizioni <<private», economiche o tecniche, ma attribuiscono responsabilità e poteri di ordine generale. La · spinta alla sp.ecializzazione tecnica muta, in parte, il titolo di legittimità del potere industriale e dell'accesso a posizioni socialmente elevate: il risultato, però, non è la creazione di una << dimensione tecnica >> autonoma ( 10 ), sì invece un'alterazio11e più o meno profonda di equilibri, un mutarsi della . composizione e dell'atteggiame11to delle classi dirigenti. Appare perciò con tutta evidenza come la spinta inconsiderata alla « praticizzazione », l'ostilità ad una attenta riflessione sui problemi della organizzazione industriale e del processo economico-produttivo, rappresentino, in tema di riforma delle nostre facoltà tecnico-scientifiche, una scelta obiettivamente reazionaria: i nostri tecnici., infatti., in situazione di ( 10 ) Secondo alcune tesi svolte nello Spettatore Italiano. [41] BiblotecaGino Bianco
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