Nord e Sud - anno IV - n. 26 - gennaio 1957

bresco >>, con il generale progresso scientifico e tecnologico di altri paesi. E può ben darsi che sia gretto e provinciale atteggiamento quello di cercare salvezza in u11 accentuato << praticismo >> degli studi, proprio quando dai paesi anglosassoni si richiedono ingegneri italiani, in grazia della loro salda preparazione teorica, e proprio quando in quegli stessi paesi si produce lo sforzo (si veda il recente Piano quinquennale inglese per l'istruzione tecnica) di ottenere dalle facoltà scientifiche veri << tecnologi » anzichè semplici << tecnici » ( 8 ). Sembra pericoloso perciò insistere, in una retorica sui << mondi >> ( della scuola, dell'industria, e simili) da porre in reciproca relazione, e altrettanto pericoloso sembra m.itizzare ambiti socio-psicologici determinati, e precludersi così la via per conoscere la natura del fabbisogno tecnico, oppure ostinarsi nel progetto di << adeguare » tipo e quantità dei laureati alla struttura · industriale esistente. La verità è che il << problema dei tecnici >> non può correttamente impostarsi che sul piano europeo e mondiale: giacchè su scala 1nondiale si svolge, appunto, quella particolare manifestazione della lotta di potenza tra gli Stati contemporanei che si designa come << corsa alla specializzazione » (9 ). 5. Le osservazioni accennate già mostrano quanto poco i luoghi comuni aiutino a orientarsi in questo genere di questioni; e da esse risultano anche ( 8 ) Vedi, in Rivista di legislazione scolastica comparata (numero di maggio-giugno 1956), C. Lo Gatto: << Il piano quinquennale per lo sviluppo dell'istruzione tecnica in Gran Bretagna » dove sono riportate, fra l'altro, alcune parole di Anthony Eden, riprese nell'introduzione al « Libro Bianco» (febbraio 1956): << Il premio non andrà più ai paesi pit1 popolati. Quelli che avranno il miglior sistema di educazione vinceranno. La perizia scientifica e tecnica dà oggi a una dozzina di uomini il potere di fare quanto facevano migliaia di uomini una cinquantina di anni fa. I nostri scienziati stanno compiendo un lavoro eccellente. Ma se noi dobbiamo usare completamente ciò che di nuovo apprendiamo, noi avremo bisogno di più scienziati, di più ingegneri, di più tecnici. lo sono sicuro che questa necessità sarà appagata » (pag. 131). { 9 ) Vedi, per diversi orientamenti: F. Francheo, << Produttività e Politecnici» in Produttività, novembre 1954 ( che polemizza contro << l'inutile bagaglio teorico » in favore di una << istruzione immediatamente utilizzabile al 90 % se non al 100 % »). G. Cassinis: << Il politecnico e la produttività», in Città di Milano, luglio 1952 (per l'ass~rbimento delle facoltà scientifiche nei Politecnici, così da attuare più intensi rapporti con l'industria); C. Corbellini: << Tecnica e sociologia nella formazione dell'ingegnere in Annuario Politecnico di Milano, 1952-'53 (di atteggiamento assai moderno). [39] Bibloteca Gino Bianco .,

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