problemi generali di riforma, e cioè come i problemi dell'Università di una società i11evoluzione, chiamata a rinnovare i ceti imprenditoriali e prof essionali, amministrativi e tecnici. Nè si può certo prescindere da un approfondito riesame dei principi informa tori della riforma Gentile (con la progressiva deforma.zio ne operata sotto il segno della « coptroriforma >>Bottai e della « non-riforma » Gonella), della sua attualità concreta nella vita italiana moderna, e, in definitiva, delle basi stesse del rapporto tra l'educazione scientifica e la preparazione professionale. Chè, per il Gentile, i due principi dell'autonomia universitaria e dell'esame di Stato, voto cinquantennale delle frazioni più illuminate della classe accademica, accolti in segt1ito nella nostra Costituzione, si trovano in stretta reciproca dipendenza; e questa rinviava alla tradizione dell'TJniversità germanica e si arricchiva di una visione etica e culturale esplicitamente << liberale » e del rapporto tra l'istruzione tecnica e la formazione generale (fondato, questo rapporto, non sull'enciclopedismo generico, ma sulla fiducia nella stessa intrinseca virtù educativa intellettuale e morale del metodo critico e della ricerca scientifica « disinteressata » (4 ). Si potranno, oggi, far valere ulteriori esige11ze democratiche: istituzioni come i collegi, ad esempio, sembrano prestarsi assai bene a dare un contenuto concreto alla altrimenti piuttosto mitica << comunità universitaria»; e possono conciliare nello stesso tempo lo spirito « aristocratico>> degli studi con la realizzazione del principio costituzionale del « diritto allo studio» per i capaci e i meritevoli, strumento fondamentale di una selezione e circolazione democratica nella società; così speciali isti.tuti post- /aurea, di specializzazione tecnica e professionale, che vi è una certa ten- ( 4) Solo facendosi forti di una ignoranza che non trova attenuanti, si può ancora oggi parlare di un preteso carattere << fascistico>> e conservatore della riforma universitaria del Gentile. Il rilievo potrebbe semmai giustificarsi solo per taluni aspetti (e non i principali) della riforma della istruzione secondaria, dove il G. pareva soprattutto timoroso di influenze positivistiche, socialistiche, massoniche. In materia uni- \'ersitaria invece fece propri integralmente i concetti della relazione Ceci (1914), relatore di una reale commissione per il riordinamento degli studi superiori, che si rifece soprattutto agli esempi germanici e a tutta una tradizione liberale e democratica che risale almeno al progetto Baccelli (1882). Ciò mostra bene nel suo libro << L'Università italiana - Lineamenti storici » (ìvfilano 1952) il Di Domizio, ed è ormai del resto riconosciuto da tutte le persone serie. (Per lo << svuotamento » legislativo della riforma, del quale si dolse aspramente il Gentile stesso, pagg. 240-243). [36] BiblotecaGino Bianco
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