Nord e Sud - anno IV - n. 26 - gennaio 1957

a ritenere che una stampa quotidiana completamente trasf armata nella <<specie» e nella qualità, che giungesse accortamente e gradualmente a far sue certe formule «visive» e certe attrattive << di massa», con un particolare modo di presentare l'attualità, con la progressiva rinuncia al suo antico e accidioso cerimoniale pseudo-umanistico, potrebbe riprendere il suo ruolo di decisa supremazia nel mercato dei lettori; quella supremazia che aveva in altri tempi, quando i settimanali di attualità, lungi dal fare concorrenza al quotidiano, ne erano emanazione. Promuovere una tale rivoluzione, introdurre cioè in Italia una moderna industria del giornale, non è certo impresa agevole; è, al contrario, un'opera che è destinata ad urtare contro tutti gli ostacoli economici, politici e di costume che ci si è sforzati di enumerare nel corso di questo articolo. Ma ad ·un dignitoso sviluppo della stampa quotidiana in Italia non è offerta altra strada. Finchè il quotidiano rimarrà nelle condizioni in cui versa oggi, non basterà certo qualche sporadico aumento di tiratura a farci sperare nella fine della sua decadenza. sfumature politiche troppo sottili, <<minoritarie >> o <<di élite » - bisogna riconoscerlo, per quanto possa essere doloroso - non possono trovare, nella situazione attuale, un n1ercato di lettori <<politici» tanto diffuso da riuscire ad alimentare un nuovo, grande quotidiano. Ma anche al di fuori delle posizioni radical-socialiste difese - a volte non senza confusa generosità - dal Giorno, un qualsiasi quotidiano che sorgesse, a Milano o altrove, con l'aspirazione a diventare un organo popolare, dovrebbe evitare quanto più possibile di discriminare i suoi lettori, di <<contarli» politicamente: dovrebbe porre l'accento sulla mera informazione, su un nuovo tipo d'informazione. La strada da percorrere - specie a Milano, dove esistono almeno tre giornali ben fatti e ricchi di lettori - era dunque molto difficile, e richiedeva forse una dose maggiore di coraggio e di chiarezza d'idee di quella di cui disponesse l' équipe del Giorno. Un quotidiano dagli altissimi costi come quello, avrebbe bisogno, per essere attivo, di una vendita di almeno 300 ·mila copie. Poichè solo nel periodo in auge esso è riuscito a toccare le 100 mila, il crescente passivo si è andato progressivanìente riflettendo sulla qualità del giornale, che ha già dovuto ridurre il numero delle pagine in rotoc3lco e rinunziare all'edizione della sera. Recentemente - a quanto si dice - Il Giorno è stato ceduto in proprietà all'E.N.I.; continua comunque a vivere come quotidiano medio di una grande città italiana, dopo aver abbandonato il tono di <<grande giornale» ed i propositi <<rivoluzionari ». [31] Bibloteca Gino Bianco

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