voce passiva nel bilancio del Banco di Napoli), ed il Roma che, con le sue 80--90mila copie di vendita - cifra ancor più ottimistica! - si allinea tra i dispendiosi investimenti propagandistici dell'attuale Sindaco di Napoli, che ne è il proprietario (4). Ma anche altri giornali tradizionali, che hanno in altre epoche contato qualcosa nell'opinione pubblica italiana, sono inc.agliati da anni nelle secche di rilevanti deficit: si pensi al quotidiano romano della sera Il Giornale d'Italia, la cui tiratura si è ridotta ormai a poche diecine di migliaia di copie, a tutto vantaggio del concorrente para-comunista Il Paese Sera, che è un giornale tecnicamente più moderno. Il caso del Giornale d'Italia - che è l'esemplare più squallido ed arcaico della stampa italiana, in arretrato di almeno trent'anni sotto il rispetto della tecnica editoriale, della tempestività d'informazione, della qualità del commento politico - ci addita altre considerazioni connesse alla singolare contingenza economica in cui versa il quotidiano in Italia. La q1.1pstiotale scomparsa dell'imprenditore privato (per il quale ogni iniziativa ha per obbiettivo il guadagno) e il progressivo accentramento della stampa nelle mani di grossi complessi industriali o bancari, capaci di coprirne il passivo, è il portato più coerente di tale sit11iazioneI.n quanto per lo più deficitario, il giornale ha cessato, insomma, di essere un investimento economico, per diventare: un investimento «ideologico>> in molti casi addirittura un dono << interessato>>che vien fatto di buon mattino a ciascun ( 4 ) Tutte le altre indagini apparse sull'argomento assegnano alla maggior parte dei quotidiani qui citati delle cifre di tiratura e diffusione alquanto inferiori. In una sua inchiesta sui giornali di Roma (16 luglio 1954), Il Borghese dava al Messaggero 100 mila copie di tiratura (e lo poneva tra i quotidiani << attivi grazie agli annunci economici »), al Tempo 85 mila copie, e lo definiva << passivo ». La citata indagine comparsa su Vie Nuove dava, dal suo canto, 300 mila copie al Corriere, 200 mila alla Stampa, 100 mila al Messaggero e 80 mila al Tempo. Un accurato ed arguto « rapporto » sulla stampa quotidiana, pubblicato dalla rivista bimestrale Occidente (numeri 3 e 4 del 1956), a firma << Cimone », dava al Mattino di Napoli 50 mila copie di tiratura, e molto meno ne attribuiva al Roma. Per Il G1:ornaled'lta/,ia tutte queste fonti sono d'accordo su una tiratura di 50 copie. Particolarmente tendenziose (oltre che bisognose di un « aggiornamento ») ci sembrano le cifre contenute nell' << Inchiesta sull'anticomunismo» della rivista comunista Rinascita (agosto-settembre 1954) dove, tra l'altro, si fa ascendere << al milione e talvolta al milione e mezzo» la tiratura domenicale de l' U ni.tà nelle sue due principali edizioni. ": [13] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==