essere sociale e la storia procede massimamente lungo la spirale della lotta di classe e le idealità progressive vanno ancorate, per la loro realizzabilità, alle forze sociali interessate; in Marx non c'è solo la individuazione della classe operaia come (ma non sempre necessariamente: le aristocrazie operaie insegnino) naturale forza d'avanguardia nella lotta pel socialismo, come classe più irrimediabilmente alienata nel ferreo processo di sviluppo del capitalismo; tutti princìpi e concetti di cui è, invero, difficile negare e la fondatezza e la fecondità. In Marx c'è anche, giustapposto, tutto quell'utopismo avveniristico circa la divisata meta finale delI'umanità eh' egli in realtà ereditò dai socialisti che, in contrapposizione alla sua concezione storicistica e classista, utopisti appunto si dissero; utopismo che cozza in modo assoluto con la sua precipua concezione filosofica. Esso ha ben poco a che fare con l'apporto originale del marxismo e si pone solo, su un terreno genericamente socialista, come il complesso sentimentale dei valori auspisati. E soprattutto, oltre a que~to inconciliabile utopismo giusnaturalistico, non c'è in Marx, che del processo politico-sociale fu teorico coi piedi ben piantati sulla terra, niente di definitivo e di permanente circa le forme di sviluppo del movimento operaio e la fase di costruzione della società socialista. Onde, proprio rispetto a questi gravosi problemi della tattica e della strategia proletaria, prima e dopo la conquista del potere, è veramente risibile dirsi marxisti o meno, quasi che in Marx si possa propriamente trovare spiattellato tutto ciò ch'egli non potè umanamente dire, ma che è invece autonomo frutto del determinarsi dei suoi seguaci di fronte alle sempre nuove situazioni. Per cui questi stessi seguaci del marxismo, sotto tale profilo, saranno da definirsi, in ogni determinata epoca, marxisti rivoluzionari o evoluzionisti, marxisti leninisti e non leninisti, marxisti stalinisti o non stalinisti, dove la qualifica di marxista indica l'innocuo genere e l'aggiunta la pregnante specie. Ora è logico che coloro che non hanno sezionato nel marxismo questa triplice zona (la concezione filosofica propriamente delimitata, l'utopismo avveniristico, la problen1atica strategico-tattica storican1ente condizionata) siano impotenti di fronte ai nuovi compiti della teoria. Perchè costoro non prenderanno le mosse, nel solo modo ch'è fecondo, a proposito dell'elaborazione della teoria delle strutture statali che a seguito del moto rivoluzionario si edificano, da queste stesse strutture e realtà concretamente considerate, ma cercheranno vanamente di inquadrarle nella prospettiva dell'utopismo avveniristico. Di qui il metafisicismo, lo ascientifìcismo delle loro teorizzazioni, costantemente frenate da questa arcaica palla di piombo. Di qui, se non andiamo errati, trae origine tutta la crisi teorica sovietica circa i problemi dello stato e del diritto; da una prospettiva utopistica che viene messa innanzi e contro la concreta realtà del processo. Quanto poi al contenuto concreto dell'utopismo, ci sia consentite di respingerlo fermamente. Perchè alla fine dello stato e del diritto noi non crediamo, nè possiamo credere. Lasciamo a chi voglia il piacere di avvoltolarsi in consimili fantasticherie (la << amministrazione delle cose » etc.), preferendo noi mantenere i piedi ben saldi s'ull'esperienza concreta del rafforzamento (119] Bibloteca Gino Bianco
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