Nord e Sud - anno IV - n. 26 - gennaio 1957

s,pettica, l'opinione publica protestante, e particolarmente qu~lla anglosassone, vedeva nel Risorgimento la realizzazione, sia pur ritardata, di quella riforma religiosa che all'Italia era mancata nel secolo XVI. Non era tanto all'unità e all'indipendenza italiana che non di rado in quegli ambienti riformati si plaudiva, q•uanto alla vaticinata fine del Papato che il popolo italiano, quasi nuovo popolo eletto, era designato da un imperscrutabile disegno provvidenziale a portare a compimento. Questo particolare aspetto dell'atteggiamento dell'opinione pubblica protestante nei confroni del Risorgimento italiano, che trovò in Lord Shaftesbury il suo esempio forse più insigne, è messo in luce credo per la prima volta con la dovuta evidenza dallo Spini, e si tratta di uno degli apporti più interessanti ed originali contenuti nel suo lav~ro. La questione meriterebbe comunque di essere ripresa ed approfondita, così come andrebbero ripresi ed approfonditi parecchi altri temi relativi alla storia del protestantesimo in Italia durante il Risorgimento: cosa questa che lo stesso Spini è il primo a riconoscere, ben consapevole che la sua opera, innestandosi su di un terreno praticamente ancor vergine, rappresenta un ' punto di partenza più che un punto di arrivo. Sarebbe tra l'altro di particolare interesse studiare quali siano state le cause e le modalità di quell'esaurimento della presenza protestante in Italia che si verificò incontestabilmente dopo la raggiunta unificazione nazionale: esaurimento che va probabilmente in parte attribuito a quell'affievolirsi dei valori religiosi che caratterizzò ovunque in Europa la seconda metài del secolo XIX, ma in parte anche al fatto che una porzione non indifferente del protestantesimo italiano, legato a presupposti di carattere più propriamente politico, mancava di una propria autonomia spirituale ed era pertanto destinato a spegnersi naturalmente una volta che si fossero realizzati quei fini areligiosi cui esso era così strettamente legato. Quanto alle conclusioni che si possono trarre da questo studio sul protestantesimo in Italia nel periodo risorgimentale, esse sono tutt'altro che facili. Ammessa la presenza protestante, che è di solito quasi totalmente trascurata e che ebbe invece in Piemonte, in Toscana, fra gli esuli in Inghilterra, una non indifferente vitalità, risulta non poco arduo il compito di definire con maggior precisione i limiti e la portata effettiva di tale presenza. An·che perchè le difficoltà in questo senso sono accresciute dal fatto che la storia delle correnti riformate in Italia è tutta un complicato e sottile intrecciarsi di azioni e reazioni con analoghe correnti straniere che è impresa assai delicata seguire e comprendere appieno in tutti i loro sviluppi. Il libro dello Spint rappresenta ad ogni modo un primo contributo di carattere com1 plessivo all'impostazione di un così seducente problema storico ed il suo valore intrinseco si rappresenta sotto ogni aspetto d'indubbia rilevanza. Fondandosi su di una documentazione estremamente vasta e sempre precisa, e valendosi di un'approfondita quanto viva conoscenza dell'ambiente culturale in cui s'inseriva la presenza protestante, egli è riuscito a dare, pur attraverso un procedimento prevalentemente analitico, un quadro d'insieme assai persuasivo dei motivi prote- [114] Bibloteca Gino Bianco

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