Nord e Sud - anno IV - n. 26 - gennaio 1957

,. aveva oppresso e quasi totalmente annullato Il reinserimento dell'Italia nella cul~ • tura europea non poteva quindi non portare ad un riaffiprare della presenza protestante nella vita spirituale della penisola. È questo un aspetto, secondario se si vuole ma non certo marginale, della storia del Risorgimento, che è stato finora . generalmente trascurato: chè se non sono mancati stud1 esaurienti, come quelli di Francesco Ruffini e di Arturo Carlo Jemolo, dedicati a1 l giansenismo italiano, assai più scarsi e limitati sono stati invece i contributi storiografici diretti a chiarire la portata del protestantesimo in Italia in questo periodo e le varie vicende della sua fortuna. Per questo motivo un interesse del tutto particolare presenta il recente volume di Giorgio Spini, Risorgimento e Protestanti, volume che costituisce senza dubbio il primo studio di carattere complessivo, anche se necessariamente non definitivo, su questo così suggestivo problema. Una questione protestante, anche se localmente assai limitata, c'era stata in Italia anche nei secoli XVII e XVIII, in conseguenza della presenza, nelle vallate alpine del Piemonte, dei Valdesi. Questione che si sarebbe indotti a prima vista a ritenere di irrilevante consistenza, ma che pure aveva invece avuto, per la diplomazia sabauda, riflessi di non scarsa importanzà, date le frequenti alleanze del Piemonte con degli Stati protestanti, ed in primo luogo con l'Inghilter!a, i quali non avevano esitato ad assumere d'ufficio la tutela di quella minoranza riformata perpetuamente esposta alle vessazioni e fìnanco alle campagne di sterminio organizzate dalla monarchia sabauda: basti pensare a quelle << Pasque piemontesi» del 1655 che ispirarono al Milton alcuni fra i suoi versi più alti, in cui la passione religiosa assurge a materia di poesia d'inconfondibile valore. Ma la storia di un' effetti va presenza protestante nell'Italia del primo '800 si può dire che trovi le sue radici nell'influenza esercitata su certi ambienti lombardo-piemontesi e sopra tutto toscani da quel circolo ginevrino di cui erano i rappresentanti più eminenti Sismondi e Benj amin Constant, Necker e madame de , Stael, Pictel e Chènevière, e che costituì uno dei centri di cultura più originali e fecondi dell'Europa d'allora. L'influenza dell'ambiente ginevrino sulle correnti protestanti italiane in genere, e non solo limitatamente ai Valdesi, è messa in luce dallo Spini in maniera persuasiva e documentata; sarà sufficiente qui accennare a Gian Pietro Viesseux ed alla sua A ntologia negli anni che vanno dal 1821 al 1834. I punti di contatto fra l'ambiente toscano raccolto intorno all' A ntolog,ia e la cultura protestante ginevrina sono numerosi ed inequivocabili e non è certo azzardato metterli all'origine di quell'evangelismo toscano che rappresentò una delle manifestazioni più sincere e vitali della presenza protestante in Italia nell'800. E non va neppure certamente trascurato quello che lo Spini chiama << il pontificato morale » esercitato in quegli anni dal Sismondi sui liberali italiani . 1n genere. Man mano che ci si inoltra nel tempo e che il movimento risorgimentale va sempre più definendosi ed acquistando maggior concretezza d'idee e d'azione, va poi affermandosi, accanto ad un protestantesimo prettamente interiore, che aveva esclusivamente sul terreno religio- [112] BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==