Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

dell'E.C.A., e un ingiustificato carovita, per cui Palermo si trov~ al terzo posto fra le città d'Italia in questo settore. Il 9 luglio del '55, dopo le elezioni rtgionali, si iniziava la crisi comunale con le dimissioni del Sindaco Scaduto, in seguito alla presentazione di un o.d.g. di sfiducia da parte dei monarchici stessi (cl1e pare intendessero allargare la loro rappresentanza i,n seno alla giunta). Seguivano le dimissioni della giunta. A questo punto interveniva la fanfa11iana direzione provinciale della D. C. (che ebbe una parte notevole nello svolgimento di tale crisi) intimando ai consiglieri democristiani di non partecipare alla seduta che il 6 agosto avrebbe dovuto eleggere il nuovo Sindaco. Non essendosi perciò potuti pervenire alla elezione del Si1ndaco e della nuo·va Giunta, il 21 dello stesso mese si insediava in Municipio il Commissario Prefettizio, dott. l\1ario Liotta, che iniziava un'energica opera di moralizzazione dell'amministrazione . comunale. La presenza d'un cosiffatto Commissario Prefettizio al Comune non a tutti era gradita (per un motivo o per un altro) e sollecitava pertanto la formazione d'una nuova Giunta. Altri tentativi di eleggere il Sindaco e la Giunta trovavano però in seguito l'esplicita opposizione del segretario provinciale della D. C., dott. Gioia, il quale impediva perfino la formazione di una Giunta monocolore democristiana, in contrasto con ia volontà della 1naggior~11za degli stessi consiglieri democristiani. Il 4 novembre si attendeva intanto a Palermo la visita del Presidente Gronchi, il quale pare avesse fatto sapere che non gradiva essere ricevuto da un Co1nmissario Prefettizio. Veniva quindi rieletto Sindaco il prof. Scaduto, con l'impegno che, dopo la visita di Gronchi, si sarebbe provveduto a far eleggere la Giunta. La seduta successiva alla visita del Presidente, con i voti delle sinistre, di alcuni democristiani e di alcuni monarchici, veniva quindi eletta u,na Giunta 1nonocolore democristiana, con un programma minimo, concordato con l'opposizione, e composta dei massimi esponenti della corrente di Restivo. L'elezione di tale Giunta non piacque però alla direzio11eprovinciale della D. C., la quale intervenne una terza volta (e in maniera decisiva), imponendo agli assessori e al Sindaco neoeletti di rinunziare all'incarico e dimettersi subito. Questa nuova ingiunzione portava ad un grave co,ntrasto fra il gruppo consiliare e la direzione provinciale, per cui il primo decideva di appellarsi agli organi superiori del partito, sostenendo che le avvenute elezioni del Sindaco e della Giunta andavano considerate valide sotto ogni aspetto. La situazione di contrasto si rifletteva questa volta anche alla base della Democrazia Cristiana di Palermo (prevalentemente << restiviana »), ta11to che 35 sezio·ni su 42 presentavano agli organi regionali del Partito un ·o.d.g. nel quale esprimevano il loro dissenso dall'operato della segreteria provinciale e sostenevano che si era violato l'art. 32 dello statuto - di partito, il quale sancisce che la politica comunale è di competenza dei s,egretari delle sezioni riuniti in assemblea. L'on. Restivo e la destra in quel- [68] BiblotecaGino Bianco

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