Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

Cronaca comunale di Palermo Chi si aspettava a Palermo, dopo le elezioni del 27 maggio, un radicale mutamento della situazione nel campo dell'amministrazione cittadina, ·non può non essere rimasto deluso. Le elezioni del 27 maggio, i,nfatti, pur avendo portato ad un rafforzamento della posizione della D. C. nel Consiglio Comu11ale, non hanno realizzato l'obbiettivo ulti1no della politica fanfaniana, e cioè il raggiu,ngimento della maggioranza assoluta. D'altra parte, l'indebolimento delle forze dell'estrema destra, che aveva partecipato a tutte le amministrazioni co•munali di Palermo, non è stato tale da consentire un vero e proprio mutamento di situazione, e da sbloccare l' cc impasse » in cui l'amministrazione si trovava prima delle elezioni. La città di Palermo ha fatto esperienza, infatti, di una gestione commissariale che è durata dal dicembre del '55 fino alla vigilia delle elezioni, e che è venuta fuori da una serie di avvenimenti (poco noti allo stesso pubblico palermitano), conseguenza dei contrasti interni della D. C., oltre che della composizione del passato consiglio comunale. I,n seguito alle elezioni amministrative del maggio 1952, la Democrazia Cristiana, che puntava inizialmente per un'amministrazione di centro democratico, otteneva in città poco più di 50.000 voti, che le davano 16 seggi al Comune. Essa conquistava così in Consiglio una maggiora,nza relativa e le sue possibilità di governo erano condizionate ad una sua alleanza co11 le destre o con le sinistre. All'atto delle elezio11i del Sindaco, prof. Gioacchi,no Scaduto, e della giunta, la D. C. raccoglieva i voti dei monarchici e dei missini, con i quali venne a formare una giunta bicolore, monarchico-democristiana. Si veniva in tal modo a rispecchiare la formazione del governo regionale, allora presieduto dall'on. Franco Restivo, che si appoggiava per l'appunto alle destre. D'altra parte è da tener presente che {buona parte dei consìglieri comunali apparteneva alla corrente dello stesso Restivo, ed era stata eletta per l'appunto su indicazione di questi e della Curia. La giunta comunale, includendo così i monarchici, era condizionata ad una certa politica amministrativa, che badava più a salvaguardare gli ìnteressi particolari di determinati settori di clientele elettorali che non gli i,nteressi generali della cittadinanza. L'immobilismo amministrativo ne era necessaria conseguenza. La situazione che si veniva a creare nell'amministrazione comunale di Palermo si può così riassumere: I) corruzione e mafia nei mercati cittadini; 2) speculazione sulle aree edificabili (rione Villa Tasca), conigliera di Florio, rione \Vithaker e ìvlonte di Pietà); 3) mancato rin11ovodi tutti gli appalti; 4) un sistema fiscale poggiato essenzialmente sulle imposte indirette; 5) un deficit del bila,ncio comunale salito a circa 27 miliardi (dai 700 milioni del 1946). A tutto ciò si deve aggiungere il disfunzionamento delle aziende municipalizzate (Acquedotto e Gas), lo scandalo [67] Bibloteca Gino Bianc

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==