Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

i nuovi lavoratori emigrino non all'estero ·bensì nell'industria del Settentrione italiano. Ultimo dei risultati concreti è stata la creazio!}e di un'apposita commissione per la chiarificazione dei problemi patrimoniali a11cora in sospeso tra i due Paesi. Per chiarire l'i1nportanza di questo passo basterà ricordare che un singolo punto controverso, i risparmi bloccati in Germania degli operai italiani durante la guerra e mai restituiti malgrado le ripetute istanze della Banca del Lavoro, comporta cifre dell'ordine di miliardi. Non è detto che tali somme verranno interamente ripagate (ai propri cittadini la Repubblica Federale ha pagato me110 del 10 % dei depositi in marchi anteguerra), ma si potrà forse chiudere l'annosa e spinosa questione. Registrati questi punti positivi dei recenti sviluppi nelle relazioni eco- , nomiche italo-tedesche, è doppiamente necessario sfatare alcuni miti, il cui persistere nella mente di molti crea pericolose illusioni, oltre a falsare e compromettere i nostri rapporti con la Germania. In primo luogo è da escludere la speranza di un prestito all'Italia da fJarte della Repubblica Federale. I 11ostri ambienti ufficiali sem.brano per fortuna essersi resi conto di ciò, perchè nei colloqui di luglio no11 hanno ripetuto le precedenti richieste in merito. È giusto però dire che le' speranze italiane erano state incoraggiate da una proposta del ministro Erhard (in un'intervista alla « Stampa », in occasione della visita a Bonn dell'On. Segni, nel febbraio scorso) di un prestito all'Italia per un ammontare di 100 milioni di dollari. Gli ambienti economici facevano immediatamente notare che no11 poteva trattarsi· di un prestito governativo. Il cc Volkswirt » commentava che la prop·osta del Mi,nistro, co,me altre promesse simili negli ultimi anni, non costituiva un impegno, e che in ogni modo la concessione di un _credito di 100 milioni di dollari nell'ambito dell'UEP, come si era prospettato, non avrebbe cambiato la situazione dell'Italia, che alla fine del 1955 era in debito presso l'UEP per 179 milioni di dollari. Anche la richiesta avanzata in aprile a l\!Iilano dal prof. Quintieri per un prestito tedesco alla Cassa del Mezzogiorno, garantito dal Governo italiano, è stata accolta evasivamente dagli esperti tedeschi, sfavorevolmente impressionati dal fatto che gli itaiiani accennavano a liberalizzare le importazioni dagli Stati Uniti per far pressione sull'economia tedesca. I colloqui in materia prospettati a suo tempo dallo On. Segni non hanno mai avuto inizio. Nell'ambito dei programmi di soccorso alle aree depresse, il Parlamento Federale ha votato il suo pieno appoggio al progetto che l'OECE sta p,reparando e i~ cui è preso in considerazione il Mezzogiorno nel quadro del Piano Vanoni (che ha destato all'estero un'eco notevole), ma non intende prendere una propria iniziativa in merito. Un'iniziativa socialdemocratica per un fondo di 50 miliondi di marchi in favore dei paesi sottosviluppati è sta.ta respinta dai democristiani, che hanno concesso [56] Bibloteca Gino Bianco

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